L’Imperatrice del Giappone si confessa: dolore nel sentire la parola “abdicazione”

L’Imperatrice del Giappone si confessa: dolore nel sentire la parola “abdicazione”
20 ottobre 2016

Non è stato un passo semplice, indolore, quello fatto dall’Imperatore giapponese Akihito quando ha di fatto chiesto al governo di aprire la strada a una sua abdicazione. Lo conferma oggi un messaggio diffuso dalla Casa imperiale nipponica per conto dell’Imperatrice Michiko in occasione del suo 82mo compleanno. La consorte del Tenno ha spiegato che, nel sentire la parola “abdicazione” ha provato “shock” e “dolore”. Ad agosto Akihito ha tenuto un raro discorso alla nazione nel quale ha fatto notare che la sua età avanzata e le condizioni di salute suggerirebbero la necessità di un suo passo indietro.

Tuttavia non esistono al momento percorsi normativi per consentire un’abdicazione del Tenno, un’istituzione sacra fino alla conclusione della seconda guerra mondiale, con la sconfitta giapponese, e oggi indicata dalla Costituzione come rappresentante dell’unità del popolo giapponese. “E’ stato con sbigottimento e rispetto che ho ascoltato i pensieri di Sua Maestà, espressi dopo aver approfonditamente discusso la questione con il Principe della Corona (il principe ereditario Naruhito, ndr.) e col principe Akishino (l’altro figlio di Akihito, ndr.)”, ha detto l’Imperatrice nel messaggio diffuso sia in giapponese che in inglese. “Tuttavia è stato come uno shock per me vedere le parole ‘seizen taii’ (abdicazione in vita, ndr.) stampate a grandi lettere sulle prime pagine dei quotidiani. Questo perché, forse, finora non avevo mai incontrato quest’espressione neanche nei libri di storia. E, con la sorpresa, ho brevemente sentito dolore nel leggere quelle parole”, continua il messaggio. In effetti la questione dell’abdicazione imperiale non è di facile soluzione. A inizio di questa settimana il primo ministro Shinzo Abe ha insediato una commissione di sei esperti che dovranno discutere dell’abdicazione imperiale. In primavera dovrebbero arrivare le conclusioni di questa commissione, per avviare un processo legislativo che dovrebbe consentire il passo indietro nel 2018.

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