L’Indonesia travolta da uno tsunami, oltre 220 morti. Anak Krakatau, figlio del vulcano che fece 36.000 vittime

L’Indonesia travolta da uno tsunami, oltre 220 morti. Anak Krakatau, figlio del vulcano che fece 36.000 vittime
23 dicembre 2018

Uno tsunami innescato da un’eruzione vulcanica ha investito l’Indonesia, nello stretto della Sonda tra le isole di Giava e Sumatra, causando centinaia di vittime. Il bilancio provvisorio delle onde anomale alte fino a 20 metri e’ di 222 morti, 843 feriti e una trentina di dispersi, ma il presidente Joko Widodo ha avvertito che e’ destinato ad aggravarsi sensibilmente anche perche’ per molte localita’ non ci sono ancora dati. Non si ha notizia di stranieri tra le vittime, ma l’area piu’ colpita di Banten, nel distretto di Pandeglang, e’ piena di localita’ balneari affollate dai turisti durante le feste natalizie. Gravi anche i danni materiali: lo tsunami ha danneggiato 556 case, nove alberghi, 350 barche e 60 chioschi di gastronomia lungo le coste.

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Le autorita’ hanno invitato le popolazioni delle aree colpite a stare lontano dalla costa perche’ non sono escluse altre onde anomale. Lo tsunami e’ stato causato dalle frane sottomarine seguite a un’eruzione ad Anak Krakatau, un’isola vulcanica emersa 90 anni fa attorno al vulcano Krakatoa (“il bambino”, in indonesiano), sotto osservazione da giugno. Nel 1883 il vulcano ha fatto registrare una delle piu’ violente eruzioni di tutti i tempi, con un bilancio di 30.000 morti. La Farnesina ha attivato l’Unita’ di crisi e l’ambasciata a Giacarta per assistere i connazionali. “Noi italiani siamo vicini al popolo indonesiano, con spirito di forte solidarieta’ e sincera amicizia in questi terribili momenti”, ha twittato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Papa Francesco all’Angelus ha invitato tutti a pregare per le vittime e i loro cari e ha lanciato un appello “perche’ non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarieta’ e il sostegno della Comunita’ Internazionale”.

Tra gli eventi piu’ drammatici c’e’ la strage a un concerto della popolare band indonesiana dei Seventeen. Un video subito diventato virale mostra il gruppo che si esibisce all’aperto nel resort sul mare di Tanjug Lesung, a Giava. I musicisti hanno le spalle rivolte al mare quando l’onda anomala li travolge scaraventandoli giu’ dal palco. Il bassista e il manager del gruppo sono morti e un tecnico e sua moglie sono dispersi. L’Indonesia e’ tra i Paesi piu’ esposti al mondo alle catastrofi naturali trovandosi a cavallo del cosiddetto “Anello del Fuoco” del Pacifico in cui si scontrano le placche tettoniche. Si tratta dell’area in cui si concentra gran parte delle eruzioni vulcaniche e dei terremoti del mondo. L’ultima risaliva a settembre, quando la citta’ di Palu sull’isola di Sulawesi aveva subito 2mila morti per un terremoto e uno tsunami. Il 26 dicembre 2004 uno tsunami innescato da un sisma di magnitudo 9,3 al largo delle coste di Sumatra aveva causato 168.000 morti in Indonesia.

Perché non è stato possibile lanciare l’allerta 

Non e’ stato possibile attivare il sistema di allerta rapida per lo Tsunami che ha colpito l’Indonesia perche’ a generarlo non e’ stato un terremoto, ma una frana probabilmente legata a un’eruzione vulcanica. “I sistemi di allerta funzionano per i maremoti generati dai terremoti”, ha spiegato il vulcanologo Pier Giorgio Scarlato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vuclanologia (Ingv). “Quando ci sono eruzioni vulcaniche – ha aggiunto – il magma che risale dalle profondita’ puo’ generare terremoti, ma nella maggior parte dei casi provoca una deformazione della struttura del vulcano, rendendone i versanti instabili e innescando la formazione di frane”.

Sembra essere questa la dinamica dello Tsunami che ha colpito le coste dell’Indonesia. “Da circa un anno e’ in corso un’eruzione del vulcano Anak Krakatoa – ha detto Scarlato – e le bellissime esplosioni attirano molti turisti”. Difficile dire, ha concluso, se le esplosioni siano le responsabili della frana: il vulcano e’ cosi’ instabile che la frana sarebbe potuta avvenire comunque.

Anak Krakatau, figlio del vulcano che fece 36.000 morti

Il vulcano indonesiano Anak Krakatau, eruttato la scorsa notte uccidendo oltre 220 persone, e’ considerato il “figlio” del leggendario Krakatoa la cui eruzione, nel 1883, costo’ la vita a oltre 36 mila persone ed ebbe effetti per mesi su tutto il pianeta. L’Anak Krakatau (che tradotto significa figlio di Krakatoa) si e’ formato da quell’eruzione e venne scoperto nel 1927: alto poco piu’ di 300 metri, con un cratere laterale, e’ situato su un’isola disabitata nello Stretto della Sonda che divide le isole Giava e Sumatra.

E’ uno dei 127 vulcani attivi in Indonesia, al centro della Cintura di fuoco dell’Oceano Pacifico. Il 26 agosto 1883, dopo mesi di frenetica attivita’ vulcanica sull’isola di Rakata, Krakatoa ebbe quattro enormi esplosioni, accompagnate da tsunami, che causarono la demolizione di meta’ dell’isola. Secondo i documenti storici, le esplosioni sono state cosi’ violente da essere udite a 5.000 chilometri di distanza e la cenere ha raggiunto gli 80 chilometri di altezza.

L’intensita’ era comparabile a una bomba di 200 megatoni, l’equivalente di 13.000 volte l’atomica dai Hiroshima. Un anno dopo lo l’esplosione di Krakatoa, le temperature globali sono diminuite di piu’ di un grado. Si stima inoltre che le ondate gigantesche del 1883 abbiano distrutto quasi 300 popolazioni biologiche e causato la morte di 36.417 persone.

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