L’Iran apre ai “Sushi Shop”, la corsa all’oro dei ristoratori stranieri

22 luglio 2017

“Mash Donald” e “Pizza Hat”. Un tempo gli iraniani si accontentavano delle imitazioni. Oggi per loro il panorama sta decisamente cambiando: grazie alle nuove relazioni internazionali figlie della distensione sul nucleare, delle catene di ristorazione occidentali si stanno affacciando a Teheran e dintorni. Il primo europeo ad avventurarsi nell’impresa è stato Amaury de la Serre. Francese, 41 anni, l’imprenditore ha aperto il suo primo “Sushi Shop” in un quartiere chic di Teheran. “Quando sono state tolte le sanzioni, ci siamo subito lanciati perché vogliamo essere presenti in questo paese”, ha spiegato l’imprenditore. La sua è una catena di ristorazione d’alta gamma con cucina giapponese. Per realizzare il primo ristorante ci sono voluti due anni. Nonostante il nuovo corso, infatti, non è facile insediarsi in questo paese. “Abbiamo vissuto tante sfide – ha sottolineato – all’inizio abbiamo dovuto costruire una catena d’approvvigionamento, abbiamo circa 150 ingredienti nel nostro menù”. Anche se Amaury de la Serre resta ottimista, la retorica bellicosa di Donald Trump ha creato non pochi problemi nelle relazioni internazionali dell’Iran. “Come potete immaginare, poi, è molto difficile lavorare con le banche europee quando si tratta di lanciare un’impresa in Iran. Questo anche a causa dei problemi con il Tesoro americano”.

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