L’Iran sfida Trump, abbandoneremo accordo. Usa: “Ricatto nucleare”

L’Iran sfida Trump, abbandoneremo accordo. Usa: “Ricatto nucleare”
Donald Trump e Hassan Rohani
18 giugno 2019

Tra dieci giorni, il 27 giugno prossimo, l’Iran superera’ il limite imposto dall’accordo sul nucleare per l’arricchimento dell’uranio, fissato a 300 chilogrammi. La minaccia di Teheran e’ l’ennesimo segnale che l’Iran abbandonera’ l’accordo a meno che gli altri firmatari non l’aiutino a eludere le sanzioni economiche statunitensi imposte dal presidente Trump e che hanno messo in ginocchio l’economia del Paese. Il presidente americano, Donald Trump, ha rilanciato dal suo profilo Twitter l’avvertimento iraniano. “Iran intende sfidare i limiti sulle scorte di uranio”, ha scritto l’inquilino della Casa Bianca. Il Consiglio di sicurezza nazionale americano ha definito “un ricatto nucleare” le dichiarazioni di Teheran.

Media americani che citano funzionari Usa, hanno riferito che il team della Sicurezza nazionale discuterà questa settimana l’eventuale invio di forze militari americane in Medio Oriente dopo l’attacco a due petroliere nel Mare d’Oman, non lontano dallo Stretto di Hormuz. C’è di più. Il segretario alla Difesa pro tempore americano, Patrick Shanahan, ha annunciato: “Ho autorizzato ulteriori 1.000 truppe per scopo difensivo per affrontare le minacce in Medio Oriente” su richiesta del Central Command. Secondo Shanahan, “i recenti attacchi iraniani validano l’intelligence che abbiamo ricevuto sul comportamento ostile delle forze iraniane, che minacciano il personale e gli interessi americani nell’area”.

Il premier isrealiano, Benjamin Netanyahu, intanto, ha gia’ avvertito che in caso di ritiro iraniano dovranno essere adottate sanzioni immediate. Mentre i firmatari europei, Germania, Francia e Gran Bretagna, hanno chiesto – ancora una volta – di non violare l’accordo. E a Washington si valutano in risposta tutte le azioni possibili, compreso l’invio di ulteriori truppe nella regione. L’8 maggio scorso, un anno dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’intesa, il presidente iraniano, Hassan Rohani, aveva dato ai Paesi firmatari (Regno Unito, Francia, Germania, Cina e Russia) 60 giorni per attuare le loro promesse in favore della stremata economia iraniana, pena la rottura anche da parte sua del patto. Ma in un mese la pressione su Teheran e’ andata aumentando. Washington ha rafforzato la sua presenza militare nella regione e ha inserito i Guardiani della Rivoluzione nella ‘lista nera’ delle organizzazioni terroristiche.

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L’episodio piu’ grave, il 13 giugno, un mese dopo i sabotaggi a quattro petroliere al largo dell’emirato di Fujairah (Eau): altre due navi commerciali, una norvegese, l’altra giapponese, sono state misteriosamente attaccate nel Golfo dell’Oman. Gli Usa hanno accusato Teheran di aver compiuto gli attacchi, nonostante le reiterate smentite della repubblica degli ayatollah. La zona e’ strategica in quanto il 35% del petrolio di tutto il mondo che viaggia attraversa mare passa propio dallo Stretto di Hormuz. Le autorita’ iraniane hanno chiarito in diverse occasioni che se gli Usa impedissero l’esportazione di greggio iraniano con le loro sanzioni, bloccherebbero lo stretto in modo che non vi passi piu’ il petrolio proveniente da alcun Paese della regione, ma che in caso lo fara’ “alla luce del sole”.

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Mousavi, accusa invece il B-Team, termine coniato dai leader iraniani con cui vengono indicati un gruppo di esponenti politici di primo piano, considerati ‘falchi’: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e quello emiratino, Mohammed Bin Zayed, tutti accusati da Teheran di volere la guerra con l’Iran. A conferma comunque di come la situazione sia magmatica, la notizia arrivata da Teheran che fonti della sicurezza hanno smantellato una rete di agenti della Cia: un’operazione portata a termine grazie “alla condivisione di informazioni di intelligence con alleati” e condotta in “diversi Paesi”.

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