Lista unitaria per le Europee, Pd-Articolo 1 ancora distanti

Lista unitaria per le Europee, Pd-Articolo 1 ancora distanti
Roberto Speranza
7 aprile 2019

Si attendeva l’intervento di Roberto Speranza all’assemblea di Bologna per misurare la distanza tra Articolo 1 e Partito Democratico. Al momento, pero’, le strada che conduce a una lista unitaria per le Europee sembra ancora in salita. Seppure Speranza abbia assicurato di lavorare per dare compimento all’auspicio del candidato socialista alla presidenza della Commissione, Frans Timmermans, di marciare uniti verso l’appuntamento del 26 maggio, ha anche aggiunto che a separare dem ed ex dem c’e’ una diversa visione del socialismo europeo. Ma non solo: a pesare sembra essere soprattutto la fuga in avanti compiuta da Zingaretti e Carlo Calenda con la presentazione del simbolo della lista, che poi e’ il simbolo del Pd con l’aggiunta della dicitura ‘Siamo Europei’ e il richiamo in piccolo alla famiglia socialista.

Speranza prende posto sul palco di Bologna dopo l’intervento del sindaco Virginio Merola, commosso nel ricordare le circostanze che hanno portato alla separazione dal Partito Democratico. Il tempo per la platea di asciugare le lacrime e Speranza chiarisce subito che “non ci sara’ alcun ritorno” nel Partito Democratico, rassicurando cosi’ i suoi ma soprattutto il campo renziano nel Pd che entra in fibrillazione ad ogni accenno di dialogo con quelli che chiamano “i fuoriusciti”. Poi, il messaggio inviato a Zingaretti e Calenda: “Non basta dire ‘Siamo Europei’. Noi siamo per una nuova Europa che rimetta al centro il lavoro, l’inclusione sociale, l’economia circolare. La famiglia socialista deve intestarsi questa svolta su democrazia e politiche economiche”. Non e’ (ancora) un chiusura.

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Anche perche’ nei prossimi giorni il coordinatore di Articolo 1 dovrebbe tornare a vedere Nicola Zingaretti forte del mandato ricevuto dalla direzione, prima, e dall’assemblea nazionale di oggi. “Decideremo in questi due giorni cosa fare”, continua Speranza: “Per me potremmo comunque decidere unilateralmente e con generosita’ di non dividere la famiglia socialista come ci chiede Frans Timmermans interpretando una domanda di unita’”. Ammette che con l’arrivo di Zingaretti al Nazareno le distanze dal Pd si sono ridotte, ma non annullate e “si sono fatte evidenti il giorno della presentazione del simbolo. Con rispetto, non sempre ricambiato, dico che siamo lontani dall’idea di Pse che abbiamo in testa”. Dietro le parole di Speranza c’e’ la delusione per non aver visto riconosciuta l’autonomia e la dignita’ del suo partito come forza politica autonoma. E anche l’offerta, di cui si e’ parlato nei giorni scorsi, di candidare nelle lista Pd-Siamo Europei soltanto personalita’ di “area” e non esponenti politici in senso stretto e’ stata vissuta con fastidio all’interno del partito.

Tra gli esponenti piu’ vicini al segretario dem, tuttavia, le parole di Roberto Speranza non sembrano aver scalfito la fiducia in una soluzione positiva per i due partiti e per il Pse. Con Articolo 1 “ci accomuna la consapevolezza di dover costruire un’alternativa credibile alla destra radicale oggi al governo del nostro Paese”, dice Marina Sereni, esponenti Pd di Areadem: “Registriamo positivamente la volonta’ espressa da Speranza di lavorare insieme ancora nei prossimi giorni per coalizioni ampie e unite alle elezioni amministrative e per non dividere la famiglia dei Socialisti e dei Democratici alle prossime elezioni europee”. Parole che suonano come un appuntamento a dopo il voto europeo, quando si trattera’ di formare i gruppi al Parlamento di Strasburgo. Mentre piu’ facile dovrebbe essere arrivare a un ‘rassemblement’ del centro sinistra alle prossime amministrative, quando si rinnoveranno oltre 3.860 consigli comunali.

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Pd e Articolo 1, infatti, governano gia’ insieme in molte realta’ territoriali e nel corso dell’ultima direzione Zingaretti ha incassato il via libera a stringere accordi con Speranza e i suoi. Fonti parlamentari dem, tuttavia, leggono le parole di Speranza a Bologna in chiave diversa: chi e’ stato “spinto fuori” dal Pd dalla vecchia guardia renziana non accetterebbe di buon grado la prospettiva di tornare a votare per il partito, e’ il ragionamento. Soprattutto se dovesse continuare il fuoco social da parte dei renziani contrari all’accordo. E viene fatto notare, a questo riguardo, come lo stesso Carlo Calenda, tra i piu’ netti nello sbarrare la strada agli ex dem, abbia virato su toni piu’ moderati: “Io penso che sia un errore candidare qualcuno di Mdp nella lista Pd-Siamo Europei. Ma, se cosi’ deve essere, almeno vanno riconosciuti i valori e sottoscritto il manifesto, che e’ un programma condiviso, e dichiarato con chiarezza che non si persegue un’alleanza con M5S”, dice l’ex ministro in un video postato su Facebook.

Intanto ci si interroga sui nomi da candidare in lista. Giuliano Pisapia ha sciolto ieri ogni riserva affermando di essere in campo e correra’ da capolista nel nord ovest. Carlo Calenda ha gia’ detto di voler “prendere casa” nel nord est. Simona Bonafe’ e’ pronta per il centro (si tratterebbe di una ricandidatura). Potrebbero essere candidati anche l’ex vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Luigi Legnini, l’assessore milanese Enzo Majorino che si e’ speso molto nella campagna congressuale a favore di Zingaretti.Nomi della societa’ civile per il Sud. Tra i nomi di cui si parla c’e’ il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, ‘protagonista’ del film Fuocoammare e simbolo dell’accoglienza e della solidarieta’ verso i migranti.

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Altro nome che potrebbe entrare nella lista di Zingaretti e’ quello della eurodeputata Elly Schlein, una ‘nativa Pd’ che ha seguito Pippo Civati – tra i primi a lasciare il partito per contrasti con Renzi – in Possibile. Dall’altra parte del campo democratico, quella piu’ liberal, si fa il nome di Irene Tinagli, deputata della scorsa legislatura eletta con la lista Con Monti per l’Italia, poi passata al Partito Democratico. L’eurodeputato Mdp Antonio Panzeri, un decano del Parlamento di Strasburgo, non dovrebbe essere ricandidato, mentre maggiori possibilita’ avrebbe Massimo Paolucci, eletto nel 2014 nelle liste del Pd alle europee che fecero segnare il 40% a favore dei dem. Oggi l’obiettivo e’ raggiungere il 20%, soglia che dimezzerebbe comunque gli eletti del Pd a Strasburgo. Di qui il ‘sudoku’ davanti al quale si trova Zingaretti: allargare il piu’ possibile il campo del centro sinistra per arginare i nazional-populisti e, al contempo, garantire posti in lista a tutti gli alleati.

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