L’Italia in Libia con ospedale da campo. Ma “serve anche protezione militare”

L’Italia in Libia con ospedale da campo. Ma “serve anche protezione militare”
13 settembre 2016

di Enzo Marino

aereo-c27jL’Italia è pronta a “schierare a Misurata un ospedale da campo per un totale di 300 unità”: si tratta di “una missione umanitaria” dopo l’esplicita e formale richiesta del capo del governo di accordo nazionale, Fayez al Sarraj, al premier Matteo Renzi, l’8 agosto scorso. Lo ha annunciato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, spiegando che il personale sarà composto da “65 medici e infermieri, 135 militari per il supporto logistico generale, e 100 unità come force protection, che agiranno su tre turni”. Il governo prevede inoltre “lo schieramento di un C27-J (foto) per eventuale evacuazione strategica e lo stazionamento di una nave attualmente impegnata nel dispositivo di Mare sicuro con funzioni di supporto”. La missione, denominata Ippocrate, consentirà interventi per “Codice rosso e trasfusioni” nonché l’impegno di un team chirurgico di supporto di 6 unità che affiancherà medici libici”. “La capacità finale sarà raggiunta dopo 3 settimane, con un massimo di 50 pazienti” e l’intera operazione umanitaria opererà “in piena sinergia con l’ospedale di Misurata”. Il ministro ha precisato che i militari italiani che saranno dispiegati in Libia “non sono già partiti”: “siamo pronti ma non sono già partiti. Rispetto agli obiettivi si preparano. Sono predisposti, ma nessuno è partito”. La situazione sul terreno nella Mezzaluna petrolifera in Libia “è molto instabile”, ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un’audizione alla Camera. “Le guardie delle installazioni petrolifere rivendicano di avere ripreso il controllo di due dei porti” conquistati dalle truppe del generale Haftar. “Noi possiamo dire solo che la situazione è instabile  – ha ribadito – che sono in corso contrasti con le forze di Haftar”, spiegando che “quello che è certo è che queste operazioni danneggiano il processo di stabilizzazione e di pace in corso”.  L’Italia sarà impegnata in Libia con un ospedale militare, “non una portaerei” ha tenuto a precisare il ministro. E’ “un’operazione che deve avere una protezione militare” perché “l’ambiente non è sicuro”, ma “non ci sono boots on the ground, forse meds on the ground”.

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General-Khalifa-Haftar-014LA CONDANNA OFFENSIVA DI HAFTAR Intanto, Gli Stati uniti e cinque paesi europei, tra cui l’Italia, hanno condannato la conquista di un nuovo porto petrolifero libico, quello di Zuwaytina, da parte delle milizie del generale Khalifa Haftar. “I governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno unito e Stati uniti condannano gli attacchi di questo weekend contro i terminal petroliferi di Zuwaytina, Ras Lanuf, al Sedra e Brega in Libia”, si legge in un comunicato comune. I sei alleati insistono sul fatto che il petrolio appartiene al popolo libico e deve di conseguenza essere amministrato dal governo di accordo nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite, con base a Tripoli. Il generale Haftar è alla guida di questa offensiva delle milizie non riconosciute dalla comunità internazionale, con base nell’Est del Paese. “Chiediamo il ritiro immediato e senza condizioni di tutte le forze armate”, hanno aggiunto questi paesi, ribadendo il loro sostegno al governo guidato da Sarraj e reclamando “un cessate il fuoco immediato”. “I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito condannano gli attacchi occorsi nel fine settimana ai terminal petroliferi di Zueitina, Ras Lanuf, Es Sider e Brega. Facciamo appello a tutte le parti per un immediato cessate il fuoco e per prevenire ogni ulteriore scontro. Ci rivolgiamo a tutte le parti in causa perche` evitino ogni azione che potrebbe danneggiare le infrastrutture energetiche libiche o compromettere ulteriormente le esportazioni”, si legge nel comunicato congiunto diffuso ieri.

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“Il greggio libico appartiene al popolo libico. Il Consiglio Presidenziale (PC) e` il solo amministratore di queste risorse. Il Consiglio Presidenziale e le altre Istituzioni dell`Esecutivo di Accordo Nazionale hanno l`obbligo di assicurare che i proventi del petrolio siano utilizzati per fornire servizi essenziali per la popolazione libica. Le infrastrutture petrolifere, la produzione e l`esportazione devono rimanere sotto l`esclusivo controllo della National Oil Corporation (NOC) che agisce sotto l`autorita` del GNA. Facciamo appello a tutte le forze militari che sono entrate nella Mezzaluna petrolifera a ritirarsi immediatamente, senza precondizioni”, aggiungono i sei alleati. “I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito riaffermano il loro sostegno completo al GNA come sola autorita` esecutiva della Libia. Le forze libiche dovrebbero unirsi nella lotta contro Daesh e gli altri gruppi terroristici listati dalle Nazioni Unite. La violenza intra-libica mina la stabilita` della Libia e fomenta la divisione. Il futuro della Libia deve essere determinato da accordi politici, e non da conflitti”, si spiega.

“La creazione di una forza di sicurezza unificata, efficiente e posta sotto il controllo del GNA rappresenta la speranza migliore per la Libia per proteggere le proprie risorse a beneficio di tutta la popolazione. Sollecitiamo una cooperazione pacifica tra le forze armate libiche e un impegno immediato per creare una forza militare professionale. Tutte le forze libiche hanno la responsabilita` di servire l`intero Paese, e di agire a beneficio di tutti i libici. Diamo il benvenuto agli sforzi dei Partner per incoraggiare tutte le forze a evitare ulteriori scontri”, si afferma nella nota. “Ribadiamo l`intenzione di applicare la Risoluzione 2259 del Consiglio di Sicurezza, incluse misure contro l`illecita esportazione di greggio, le attivita` che potrebbero danneggiare l`integrita` e l`unita` delle Istituzioni finanziarie libiche e la NOC, e contro individui ed entita` impegnati o che sostengono atti che rapresentano una minaccia per l`unita`, la pace, la stabilita` e la sicurezza della Libia”, concludono i sei alleati.

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