L’Italia può smettere di usare le monetine ma non può abolirle

L’Italia può smettere di usare le monetine ma non può abolirle
15 maggio 2017

L’Italia potrebbe probabilmente, come ha già fatto la Finlandia, interrompere di fatto l’utilizzo delle monetine di taglio più piccolo, 1 e 2 centesimi di euro. Ma questo non significherebbe una vera e propria messa al bando, perché quelle già emesse e quelle che continuerebbero ad essere emesse dagli altri Paesi manterrebbero corso legale e potrebbero quindi essere ancora utilizzate nei pagamenti in contanti, anche se si diffondesse la pratica di arrotondare i prezzi a 5 centesimi. Lo ha chiarito da tempo la Commissione europea, che mantiene la responsabilità sulle monete nei Paesi dell’Unione valutaria, laddove le banconote ricadono sotto l’egida della Bce. Di fatto questa doppia competenza riflette quella che una volta corrispondeva da una parte al Tesoro della Corona, il re, sulle monete, e dall’altra alla carta moneta emessa dalle banche commerciali. Già nel 2010 la Commissione ha adottato una raccomandazione sull’uso del contante, in banconote o monete. In pratica prevede che i singoli esercizi commerciali possano rifiutare i pagamenti in contati, o in alcune tipologie di contanti, come ad esempio le sovra citate monetine, unicamente “sul principio di buona fede”, ossia ad esempio quando non dispongano di pezzi sufficienti per i resti.

Oppure quando vi sia una disproporzione tra l’ammontare da pagare e il valore nominale dei pezzi con cui si vuole pagare. Inoltre, formalmente la raccomandazione dell’Ue prevede che questo rifiuto di contanti “non possa essere permanente”. Ove poi vengano seguiti regimi di arrotondamento a 5 centesimi, le monete da 1 e 2 centesimi continuano ad avere corso legale, ha chiarito Bruxelles, e devono essere accettate per i pagamenti. Quindi l’Italia non potrebbe sbarazzarsi del tutto da queste monetine. Il problema comunque non è solo italiano, visto che nel 2013 sempre la Commissione aveva pubblicato un documento che prevedeva 4 possibili opzioni sulle monete da 1 e 2 cent, affermando comunque in modo inequivocabile che rappresentavano “chiaramente una attività in perdita, con la differenza tra il valore nominale e quello pagato per coniarle stimato a 1,4 miliardi di dollari di euro cumulativi dal 2002 al 2013”. Oggi quindi questo passivo risulterà ulteriormente ampliato. L’Ue aveva elencato le seguenti possibilità: proseguire con lo status quo; ridurre i costi di emissione magari cambiando materiali o tecnologie di conio; ritirare rapidamente le monetine o, quarta ipotesi, smettere di coniarle e lasciare che si esauriscano progressivamente.

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