L’Europa fra sollievo e timori per la reazione autoritaria in Turchia

L’Europa fra sollievo e timori per la reazione autoritaria in Turchia
17 luglio 2016

europe bruxellesgrandeLe reazioni dell’Unione europea al fallito colpo di stato militare in Turchia, a parte il cordoglio per le vittime, sono ambivalenti: da una parte, si saluta con favore la sconfitta dei golpisti, che volevano sovvertire con la forza l’ordine e le istituzioni democratiche; dall’altra parte, però, si teme la durezza della risposta che il presidente Recep Tayyp Erdogan, già molto incline all’autoritarismo, potrebbe essere tentato ora di dare, con un ulteriore giro di vite sui diritti e le libertà civili nel Paese, con un aumento della già grave repressione degli oppositori e della stampa non allineata, con la sospensione dello stato di diritto, e con una punizione “esemplare” dei responsabili come traditori che non meritano né pietà e magari neanche il rispetto dei loro diritti umani. Sullo sfondo, poi, c’è l’incertezza per la tenuta del controverso accordo fra Ankara e l’Ue sui migranti, che è riuscito e ridurre notevolmente i flussi migratori e, sostanzialmente, a chiudere la “via balcanica” dei rifugiati, ma che non è stato ancora applicato in pieno, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggiano in Europa. Una delle condizioni che la Turchia deve ancora rispettare per poter completare l’attuazione dell’accordo è la modifica dell’attuale legislazione antiterrorista di Ankara, basata su definizioni così ampie di terrorismo e propaganda terrorista che il regime può utilizzarle a piene mani per reprimere il dissenso e intimidire la stampa libera e gli intellettuali. La prima reazione dei responsabili Ue è arrivata rigorosamente dopo la prima dichiarazione diramata dal presidente americano Barack Obama, in cui si affermava che “tutte le parti in Turchia devono sostenere il governo eletto democraticamente, mostrare moderazione ed evitare qualsiasi violenza o bagno di sangue” e si capiva chiaramente come gli Stati Uniti considerassero ormai in via di fallimento il golpe.

In una nota congiunta, alle 2.19, dalla Mongolia, dove era in corso il summit Ue-Asia, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, quello del Consiglio europeo, Donald Tusk, e l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, a nome anche degli Stati membri, sottolineavano che “la Turchia è un partner chiave per l’Unione europea”, e affermavano: “L’Ue sostiene pienamente il governo democraticamente eletto, le istituzioni del Paese e lo stato di diritto. Chiediamo un rapido ritorno all’ordine costituzionale”. Dodici ore più tardi, alle due di ieri pomeriggio, Mogherini e il commissario europeo responsabile per per il Vicinato e i negoziati per l’allargamento dell’Ue, Johannes Hahn, aggiungevano una condanna chiara del colpo di Stato ed esprimevano la preoccupazione degli europei per la possibile reazione sproporzionata da parte delle forze del regime, ormai non più in pericolo. “Condanniamo – affermavano Mogherini e Hahn – il tentativo di colpo di Stato in Turchia e reiteriamo il nostro pieno sostegno alle istituzioni democratiche del Paese”. E, dopo le condoglianze alle famiglie delle vittime, i due responsabili comunitari rivolgevano “un appello per la fine dell’uso della violenza e affinché la polizia e le forze di sicurezza mostrino moderazione e responsabilità per evitare nuove vittime”, osservando poi che “le tensioni nella società possono essere risolte solo attraverso il processo democratico”, e sottolineando “la necessità di un rapido ritorno all’ordine costituzionale della Turchia con suoi pesi e contrappesi (‘Checks and balances’, ndr)”, e “l’importanza che prevalgano lo stato di diritto e le libertà fondamentali”. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che era stata tra i primi leader di governo europei a reagire, chiedendo per bocca del suo portavoce “il rispetto dell’ordine democratico” ha successivamente anche lei dato voce al timore di reazioni sproporzionate da parte del regime, esortando il presidente Erdogan a trattare i golpisti nel rispetto dello stato di diritto.

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Fra le forze politiche europee, il Ppe si è allineato immediatamente alle dichiarazioni dei responsabili dell’Ue e successivamente a quelle della Merkel (con i retweet del capogruppo al Parlamento europeo, Manfred Weber), mentre i Socialisti e Democratici (S&D) hanno enfatizzato una volta di più la loro avversione all’autoritarismo del regime turco. “Il gruppo S&D condanna il fallito colpo di Stato e la violenza contro la democrazia in Turchia, ed esprime il proprio rammarico per tutte le vittime” si legge in una nota del gruppo europarlamentare, che subito dopo osserva come dovrebbe far riflettere il governo turco “fino a che punto è stata compromessa la democrazia nel Paese”. Il capogruppo, Gianni Pittella, spiega poi che “qualunque tentativo di golpe contro la democrazia deve essere condannato”, e che “nessuno può portare avanti nel nome della democrazia azioni anti democratiche come il bombardare il parlamento e sparare sui civili. Il passaggio del potere deve avvenire solo attraverso elezioni democratiche”. Tuttavia, aggiunge Pittella “deve essere chiaro che resta invariato il nostro severo giudizio sul presidente Erdogan, che è responsabile delle tendenze antidemocratiche in Turchia contro gli oppositori politici, la libertà dei media e i diritti umani”. Il gruppo S&D “invita ora il governo turco a migliorare la situazione della democrazia nel Paese e a tornare al tavolo del processo di pace con i curdi, invece di sfruttare questa disgraziata violenza della notte scorsa per un ulteriore deterioramento dello stato di diritto. Le relazioni fra l’Ue e la Turchia devono essere basate – conclude Pittella – sul rispetto dei diritti fondamentali e sulla piena stabilizzazione della situazione politica e democratica” nel Paese, conclude il capogruppo dei Socialisti e Democratici europei.

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Ancora più esplicito, nell’avvertimento al governo turco a non approfittare del tentato golpe per imporre un regime ancora più autoritario e repressivo, è il co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, Philippe Lamberts. “I partiti d’opposizione turchi hanno inviato un segnale forte distanziandosi dall’azione violenta condotta da una parte dell’esercito. Ora – afferma Lamberts – il ripristino della stabilità in Turchia richiede che il presidente Erdogan e per il suo partito Akp si conformino ai principi democratici. Il pluralismo e i diritti dei partiti d’opposizione devono essere rispettati, così come la libertà di stampa e il diritto a un giusto processo”. “Ed è evidente – sottolinea il capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo – che ripristinare la pena di morte per i responsabili del tentato golpe costituirebbe una violazione della Convenzione europea sui Diritti dell’uomo, che la Turchia ha ratificato. Per i cittadini turchi – continua Lamberts – sarebbe disastroso che il presidente Erdogan approfittasse degli eventi di ieri per aumentare i propri poteri e rafforzare la sua posizione. I dirigenti dell’Ue e della Nato dovranno dunque, utilizzando la propria influenza sul presidente turco, stare attenti affinché non si realizzi uno scenario simile”, conclude il co-presidente dei Verdi all’Europarlamento. Più concentrato, nello spazo di un tweet, ma non molto diverso è, infine, il messaggio del capogruppo dei Liberaldemocratici alò Parlamento europeo, Guy Verhofstadt. “Erdogan – ha scritto Verhofstadt su Twitter – deve resistere alla tentazione di rafforzare il suo potere autocratico sulla società e sui media. La moderazione e lo stato di diritto devono prevalere”.

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