L’Ue preoccupata per uso politico Interpol, nel mirino turco intellettuali

L’Ue preoccupata per uso politico Interpol, nel mirino turco intellettuali
7 ottobre 2017

Gli allarmi rossi emessi negli ultimi mesi dal governo di Ankara per scrittori e intellettuali di origine turca è motivo di preoccupazione per l’Unione europea (Ue). La questione della politicizzazione dei mandati di arresto internazionali diramati dalle autorità turche è stata discussa al Parlamento europeo (Pe). Nel corso della plenaria tenuta mercoledì scorso a Strasburgo, la commissaria europea Vera Jourova ha affermato che l’Interpol deve fare in modo di prevenire l’abuso del proprio sistema. L’eurodeputato britannico Claude Moraes, presidente della commissione parlamentare per le Libertà civili, giustizia e affari interni, ha denunciato l’utilizzo da parte di alcuni Paesi degli allarmi dell’Interpol per intimorire e far arrestare i dissidenti politici, menzionando la Turchia assieme all’Iran, la Russia e la Cina. Il dibattito europeo sui più recenti mandati di arresto internazionali emessi dalla Turchia riguarda in particolare due intellettuali: Dogan Akhanli e Hamza Yalcin. Akhanli, scrittore con doppia cittadinanza turco-tedesca, era stato arrestato lo scorso agosto in Spagna e rilasciato dopo l’intervento del ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, suscitando le proteste del governo turco. Anche Yalcin, giornalista con cittadinanza svedese e accusato dal governo turco per propaganda terroristica e villipendio al presidente Recep Tayyip Erdogan, è stato arrestato in Spagna all’inizio di agosto per poi essere rilasciato lo scorso 29 settembre. L’ultimo esempio eccellente dell’utilizzo dell’allarme rosso per arrestare intellettuali invisi al governo turco è rappresentato dal caso del giornalista Can Dündar, in esilio in Germania dal luglio 2016. Dündar è attualmente sotto processo e ricercato in Turchia con l’accusa di avere legami terroristici e per aver diffuso segreti di stato.

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La scorsa settimana un procuratore turco ha presentato al ministero della Giustizia turco la richiesta di emanare un allarme rosso sul conto dell’ex direttore del quotidiano turco Cumhuriyet. La notizia è giunta a Dündar nello stesso momento in cui ha appreso che il suo nome era stato candidato al premio Nobel per la pace. Nel frattempo il ministero degli Esteri tedesco ha escluso che avrebbe dato seguito alla richiesta di arresto del giornalista. Ma mentre Dündar ha solo cittadinanza turca, sul caso di Akhanli e Yalcin sono intervenute a pieno diritto la Germania e la Svezia, che si sono appellate all’Alta Rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, chiedendo all’Ue di agire sulla questione. La stessa Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) lo scorso aprile aveva avanzato la richiesta che gli allarmi rossi venissero diramati solo per motivazioni valide e che non venissero applicati in caso di possibili abusi degli stessi. L’utilizzo politico degli allarmi rossi è stato definito “molto preoccupante” anche dal viceministro per le politiche Ue dell’Estonia (presidente di turno del Consiglio Ue) Matti Maasikas. Il politico ha affermato che Germania e Svezia hanno chiesto all’Estonia di occuparsi del caso. “È importante che vengano fatti adeguati accertamenti prima di emettere allarmi rossi”, ha commentato il ministro estone. Le segnalazioni dell’Ue e dell’Apce sarebbero già state valutate al Consiglio generale dell’Interpol tenuto a fine settembre e, secondo quando comunicato da Maasikas, una commissione Ue-Interpol discuterà “possibili miglioramenti dei sistemi dell’Interpol” con l’organizzazione di polizia in un incontro che si terrà il prossimo 20 novembre.

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