M5S chiama mobilitazione per taglio stipendi dei parlamentari. E il Pd pensa a contromossa

M5S chiama mobilitazione per taglio stipendi dei parlamentari. E il Pd pensa a contromossa
20 ottobre 2016

I grillini puntano a creare un clima da stadio in Parlamento tra lunedi’ e martedi’. Con i tifosi sugli spalti (in tribuna ci saranno i militanti) che esporranno i cartelloni del Pd sul referendum in cui si evidenzia la volonta’ di tagliare gli stipendi dei parlamentari. Una campagna con il “Basta un si'”, non rivolto alla consultazione del 4 dicembre ma alla proposta della Lombardi che prevede il dimezzamento dell’indennita’ e l’obbligo di rendicontazione delle spese e che verra’ discussa all’inizio della prossima settimana. “Con la nostra proposta ci sara’ un risparmio di 61 milioni l’anno, 4 in piu’ di quelli previsti dal Pd sul Senato”, spiega il pentastellato Cecconi. Nel Pd c’e’ la consapevolezza che quello sui costi della politica e’ “il brand M5s, il loro campo di gara” e che quindi il Parlamento si trasformera’ “in un ring in cui sara’ presente una squadra agguerrita ma senza avere la possibilita’ di assestare alcun colpo”. “Non vogliamo certo chiudere la discussione ma per ora questo argomento non si puo’ affrontare, bisogna aspettare il referendum”, spiegano fonti parlamentari dem. L’argomentazione che verra’ usata per rinviare la Pdl Lombardi in commissione e’ che “e’ incompleta e demagogica”.

I dem pensano al ‘contropiede’, chiedendo una “riforma dell’indennita’”, con un taglio della diaria e dei rimborsi, ma il match dovra’ giocarsi – a meno che Renzi non intervenga di sua sponte – dopo il voto. Il Movimento 5 stelle, pero’, intende attaccare, “anche persona per persona” per rispondere agli affondi dem su Di Maio. E dovrebbe schierare in campo direttamente il capitano, Beppe Grillo, che potrebbe spuintare a Roma per guidare la rivolta. Perche’ se in questi mesi M5s non ha fatto guerriglia in Parlamento, questa volta – spiega una fonte pentastellata – “siamo pronti ad alzare lo scontro”. Ieri in Commissione si e’ deciso di andare direttamente in Aula senza mandato al relatore. Senza dunque votare sugli emendamenti. “Quella dei Cinque stelle e’ solo propaganda”, attaccano e dem ma anche gli azzurri. Brunetta di FI, per esempio, aveva proposto l’equiparazione dello stipendio dei parlamentari a quello documentato nel 730 al momento dell’insediamento. Con un tetto di 240 mila euro lorde. Altra provocazione del capogruppo FI: reddito di cittadinanza parlamentare per i deputati entrati in Parlamento senza una precedente professione. Beppe Grillo ha chiamato oggi alla mobilitazione. Ha invitato i militanti ad essere presenti in tribuna. “Lo spettacolo sta per iniziare. Uno spettacolo del genere merita di essere visto in diretta”. “Siamo sicuri, per un minimo di logica, ma proprio poca poca logica, che il Pd votera’ a favore di questo provvedimento”, e’ la stoccata che arriva dal blog M5s.

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Ma il Pd rispondera’ colpo su colpo. Sui rimborsi, sugli scontrini, sul ‘caso Di Maio’. “Anche con la loro proposta Di Maio non rientrerebbe nel budget…”, si spiega in maniera provocatoria. La maggioranza lascera’ comunque spazio per 48 ore ai grillini. Per poi rilanciare sulle contraddizioni M5s e puntare sul sucecsso al referendum per tagliare le poltrone. I grillini tuttavia non aspettaranno martedi’ quando la proposta della Lombardi verra’ rimandata in commissione. L’intenzione e’ cercare di alzare i toni subito, da domani, e cercare di “stanare Renzi. La verita’ – dice Cecconi – e’ che fanno melina, abbiano il coraggio di bocciare la nostra proposta. La legge Boccadutri l’hanno approvata subito”. “Martedi’ sara’ il giorno del delitto della nostra battaglia”, dice Toninelli. “Noi – ribatte il dem Richetti – avevamo fatto delle proposte, sono loro che sfuggono al confronto, soprattutto sui rimborsi e sulla diaria”. “La proposta del M5S e’ solo demagogia”, e’ il parere anche di Lupi. “La proposta di dimezzare le indennita’ parlamentari e’ ipocrita: anzitutto, perche’ renderebbe la politica un’attivita’ solo per ricchi; la seconda, perche’ Grillo, Di Maio e i loro seguaci – afferma anche Librandi deputato del gruppo Civici e Innovatori – sanno bene che l’unico vero strumento per ridurre i costi della politica e’ la riforma costituzionale soggetta a referendum”.

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