M5s, ira Grillo su Lupo-Di Benedetto. E Forello pensa a denuncia su calunnia

M5s, ira Grillo su Lupo-Di Benedetto. E Forello pensa a denuncia su calunnia
Beppe Grillo
12 maggio 2017

Dimenticare Palermo. Il Movimento 5 Stelle, dopo il chiarimento di ieri tra Andrea Cottone (l’uomo della comunicazione pentastellata, protagonista del famoso audio “rubato”) e il candidato a sindaco di Palermo Ugo Forello, prova a voltare pagina. Ma i veleni restano e, certo, non è sbollita la rabbia dei vertici M5s per le ultime vicende. Con un post su Facebook oggi Roberto Fico ha bollato come “non-notizie fondate sul nulla” le indiscrezioni che vorrebbero in bilico la permanenza nel gruppo delle deputate Loredana Lupo e Chiara Di Benedetto, interlocutrici di Cottone nella conversazione registrata, insieme a Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita (questi ultimi tre già sospesi dal gruppo e rinviati a giudizio nell’ambito del caso firme false a Palermo). Nonostante la difesa di Fico, però, a quanto apprende l’AdnKronos, il futuro delle due parlamentari nelle fila del Movimento potrebbe essere segnato da una contro-denuncia per calunnia che Forello si starebbe accingendo a presentare ai danni dei cinque deputati siciliani.

Il candidato palermitano, forte dell’archiviazione dell’indagine per “induzione a rendere dichiarazioni mendaci”, nata dopo la denuncia dei deputati nazionali interessati dalla vicenda firme false, potrebbe presto portare in tribunale Lupo e Di Benedetto insieme a Nuti, Di Vita e Mannino. Sempre che a carico dei cinque parlamentari non sia già stato aperto un fascicolo, dal momento che la calunnia è un reato procedibile d’ufficio. Uno scenario che agli occhi di Beppe Grillo – che ha puntato tanto su Palermo e sul progetto Sicilia in generale – appare come lesivo per l’immagine del Movimento. Il garante M5S ha blindato Forello e guarda con forte irritazione agli ultimi fatti palermitani, racconta chi ha avuto modo di sentirlo nelle ultime ore. E potrebbe infatti decidersi a scaricare le due deputate rimaste nel gruppo dopo l’eventuale apertura di un’indagine per calunnia, reato che prevede una pena di reclusione da due a sei anni.

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