Stato-mafia, ammesse intercettazioni del boss Graviano. No Putin, Amato e Pomicino

Stato-mafia, ammesse intercettazioni del boss Graviano. No Putin, Amato e Pomicino
29 giugno 2017

Le esternazioni del boss Giuseppe Graviano entrano nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Lo ha deciso la Corte d’assise, presieduta da Alfredo Montalto, sciogliendo la riserva e respingendo le eccezioni di “inutilizzabilita’” avanzate dalle difese degli imputati. Ventuno – su 32 – sono le conversazioni tra il boss Giuseppe Graviano e il suo compagno di socialita’ Umberto Adinolfi che la Corte ha ammesso, accogliendo la richiesta dei pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Vittorio Teresi e Roberto Tartaglia. Tra queste, quelle in cui il boss di Brancaccio parla dei presunti rapporti con Silvio Berlusconi: “Quando lui si e’ ritrovato ad avere grazie a diversi… un partito cosi’… nel ’94… nel ’94 lui si e’ ubriacato – diceva il boss il 19 gennaio 2016 – perche’ lui dice ‘ma io non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’… mi sono spiegato?”. Del politico il capomafia disse anche “Mi chiese una cortesia…”. O, ancora: “Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi e’ successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi…”, “Gli faccio fare la mala vecchiaia… 30 anni fa mi sono seduto con te…”. Ammessa anche l’intercettazione del 23 aprile 2016 tra Giuseppe Graviano, sua moglie e suo figlio in cui il boss parlava delle modalita’ di concepimento del suo primogenito. La Corte ha inoltre ammesso l’esame del boss Giuseppe Graviano e dell’ex capo del Sismi, Nicolo’ Pollari, del pentito Ciro Vara e dell’agente di polizia penitenziaria che ha stilato una relazione di servizio sulle ultime esternazioni di Toto’ Riina.

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La Corte non ha ammesso il confronto tra Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti e Giuliano Amato e rigettato la richiesta di sentire, in questo processo, il pm Ilda Bocassini e il presidente russo Vladimir Putin avanzata dai legali di Mario Mori. “Berlusca … mi ha chiesto questa cortesia… per questo e’ stata l’urgenza di’ … come mai questo qua… poi che successe? Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni … in Sicilia … Berlusconi…”. E’ sempre il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, che parla con il suo compagno di socialita’ Adinolfi. Questo passaggio e’ contenuto in una intercettazione del 10 aprile 2016 e fa parte di quelle (con altre 20) che oggi sono state ammesse dalla Corte d’assise, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il boss parla spesso di politica come emerge da quelle ammesse dalla Corte presieduta da Alfredo Montalto: “La popolazione … era … innamorata Umbe’… perche’ io se volevo il Sindaco … per … in mezzo la strada era Berlusca … perche’ la gente non avevano bisogno di andarsene a rubare… aveva bisogno, venite, pero’ vi dovete mettere la testa a posto. Alla fine che cosa e’ successo?… lui voleva scendere.. pero’ in quel periodo c’erano… i vecchi …”. Adilnolfi gli dice: “Ah! Si’ … per bloccare la situazione…”: Ma il boss di Brancaccio precisa: “No… bloccare… Lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”. Nella scorsa udienza il sostituto della Procura nazionale antimafia Nino Di Matteo (foto), applicato al processo sulla Trattativa, aveva affermato “la genuinita’ circa l’inconsapevolezza di Graviano di essere intercettato”. (Agi)

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