Stato-mafia, colonnello Giraudo: nessun documento attesta l’adesione di Mario Mori alla P2

Stato-mafia, colonnello Giraudo: nessun documento attesta l’adesione di Mario Mori alla P2
21 ottobre 2016

“Nella Commissione Anselmi, riguardo l’incompletezza delle liste sequestrate a Castiglion Fibocchi e dei salti numerici evidenti, ci sono testimonianze che parlano di appartenenti alla P2 che non sono presenti nell’elenco recuperato”. Lo ha detto il colonello Massimo Giraudo al processo trattativa Stato-mafia, nella seconda giornata dedicata alla sua deposizione, nell’aula bunker del carcere Ucciardone a Palermo, deponendo dinanzi alla Corte di assise presieduta da Alfredo Montalto. Giraudo – ufficiale dell’Arma che ha prestato servizio al Ros e per lungo tempo ai Servizi – ha inoltre aggiunto che risultano “liste riservate di aderenti alla P2 in Argentina”. Tuttavia, su precisa domanda del sostituto procuratore Roberto Tartaglia – in aula presenti anche l’aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo e Francesco Del Bene – Giraudo ha anche precisato che “non e’ stata rinvenuta documentazione che attesti l’adesione di Mario Mori alla P2 ma solo atti testimoniali, ovvero le dichiarazioni di un ufficiale del Sid, Mauro Venturi” (da tempo deceduto). Giraudo ha anche dipinto un quadro a tinte fosche relativo ai Servizi negli Settanta-Ottanta.

Elementi e informazioni che Giraudo ha acquisito in seguito a delega di indagine della Procura di Palermo. Epoche in cui il generale Mario Mori (foto)- da giovane ufficiale dell’Arma transitato nei Servizi – utilizzava (“manipolava” nel gergo dei servizi segreti) come fonti anche i fratelli Ghiron, Giorgio e Gianfranco. Ma ci sarebbe stata “particolare vicinanza anche – ha detto Giraudo – tra Mino Pecorelli, il cui nome compare tra le liste della P2, e Mario Mori”. Giraudo ha poi parlato della lettera (risalente al 5 novembre 1974) che Gianfranco Ghiron consegno’ al giudice istruttore di Brescia Giovanni Arcai, firmata da Amedeo Vecchiotti: “Vecchiotti, criminale comune e sottofonte di Ghiron – ha spiegato – era in grado di mettere in contatto elementi del servizio con esponenti dell’estrema destra”. La “sottofonte” ha urgenza di incontrare il “dottor Amici” (nome di copertura di Mario Mori) e lo chiede a Ghiron. “Dalla lettera – ha aggiunto Giraudo – si comprende che aveva notizie su Licio Gerli e sull’imminente progetto di lasciare l’Italia e, dopo un passaggio intermedio in Francia, sbarcare in Argentina. La sottofonte scriveva che la fuga di Gerli/Gelli avrebbe potuto danneggiare Miceli e pertanto – ha proseguito Giraudo – questo doveva essere impedito. Tuttavia la sottofonte si adegua alle valutazioni del ‘manipolatore’ (Amici) e dunque se invece si fosse ritenuto che era meglio che Gerli andasse via dall’Italia questo andava favorito”. Giraudo nel 1992 viene poi “riassegnato” al Ros. E in piena stagione post stragi – sia in Sicilia sia in Continente – ricorda due “sole conversazioni” con l’allora capo del Ros, generale Antonio Subranni, e con il colonello Mario Mori. “Subranni mi chiese di fornirgli uno studio che desse una interpretazione in chiave massonica relativamente agli obiettivi colpiti dalle bombe in Continente”. Mentre Mori gli avrebbe detto: “Lavoriamo sul generale Delfino, considerato un ufficiale dei carabinieri pericoloso. Che – ha proseguito Giraudo – cercava di accapararsi i meriti, che non ha, sull’arresto di Toto’ Riina”.

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