Mafia, a giudizio per calunnia caposcorta Pm Di Matteo

Mafia, a giudizio per calunnia caposcorta Pm Di Matteo
Nino Di Matteo
2 marzo 2018

La difesa affidata all’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, oggi avvocato, non e’ bastata: i marescialli dei carabinieri Saverio Masi, caposcorta del pm Nino Di Matteo, e Salvatore Fiducia saranno processati per calunnia e diffamazione, dal 20 giugno, per avere sostenuto che i loro superiori avrebbero evitato apposta di catturare Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, proteggendone la latitanza. Il rinvio a giudizio e’ stato deciso oggi dal Gup del capoluogo siciliano, Teresa Nicoletti, che ha accolto la richiesta della Procura e delle parti civili, gli ufficiali che sostengono di essere stati accusati ingiustamente. La presunta affermazione di un capitano dell’Arma (“Ma non l’hai capito che noi Provenzano non lo vogliamo catturare?”) fu rappresentata nell’ambito di trasmissioni televisive in cui Masi, impersonato da un attore, faceva la parte del carabiniere coraggioso in un contesto di pavidita’ e collusione. Con questa immagine – oltre a conquistare il “popolo delle agende rosse”, vicino al fratello del giudice Paolo Borsellino, Salvatore – era andato a deporre in due processi (Mori e Stato-mafia) in cui l’accusa era affidata al pm Di Matteo, della cui sicurezza aveva comunque continuato ad occuparsi, e a Ingroia, che oggi, lasciata la magistratura dopo l’esperienza politica, e’ il suo legale.

Leggi anche:
Editori digitali, Sebastiano Di Betta riconfermato presidente della Fed

Fra le accuse ritenute infondate, rivolte agli ufficiali, anche quelle di non avere volutamente utilizzato fonti confidenziali e di avere “sabotato” perquisizioni per impedire il ritrovamento del “papello”, la lista di richieste avanzate da Toto’ Riina allo Stato, per fermare le bombe. Il documento, sulla cui autenticita’ sono sempre state avanzate riserve, era stato poi consegnato da Massimo Ciancimino, testimone ritenuto poco attendibile e imputato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Le parti civili saranno Gianmarco Sottili, oggi generale, il colonnello Francesco Gosciu, i tenenti colonnelli Michele Miulli, Fabio Ottaviani, Gianluca Valerio, Antonio Nicoletti e Biagio Bertodi. Masi, gia’ condannato definitivamente con le accuse di falso materiale e tentata truffa (multato per eccesso di velocita’ mentre era con un’auto privata, avrebbe falsificato la firma di un ufficiale, per sostenere di essere in missione a caccia di latitanti), aveva sostenuto di essere stato personalmente sulle tracce prima di Provenzano e poi di Messina Denaro e che le indagini non sarebbero andate avanti per volonta’ dei suoi capi. Fiducia aveva aggiunto che non sarebbe stata volutamente utilizzata, per le ricerche, una fonte confidenziale da lui indicata come molto attendibile. La Procura, che sull’inchiesta si era spaccata, aveva chiesto l’archiviazione, ma il Gip Vittorio Alcamo aveva ordinato l’imputazione coatta nei confronti dei due marescialli.

Leggi anche:
Napoli attacca: Acerbi non colpevole? Allora squalificate Juan Jesus

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti