Maggioranze variabili. Renzi avverte il Cav: se rompete per il Quirinale…

Maggioranze variabili. Renzi avverte il Cav: se rompete per il Quirinale…
8 novembre 2014

C’e’ anche una partita piu’ importante che puo’ essere rimessa in discussione da una rottura del patto del Nazareno e non riguarda le riforme. Non sarebbe tanto il rischio di un Italicum votato a maggioranza Pd-M5s lo spauracchio per l’ex cavaliere ma, raccontano fonti Pd, la possibilita’ che cambi completamente la potenziale maggioranza per l’elezione del nuovo capo dello Stato. Giorgio Napolitano, nei mesi scorsi, ha piu’ volte ricordato che il suo secondo mandato probabilmente non durera’ sette anni e in Parlamento i piu’ indicano l’inizio del nuovo anno come possibile momento per le dimissioni. Si vedra’ se davvero il presidente confermera’ questi rumors parlamentari, ma quello che e’ appare certo, in casa Pd, e’ che far saltare l’accordo Pd-Fi sulle riforme avrebbe conseguenze anche al momento di votare il nuovo capo dello Stato. Ieri, del resto, il vice-segretario del Pd Lorenzo Guerini aveva salutato cosi’ il voto congiunto di democratici e grillini su Consulta e Csm: “Finalmente il M5s ha capito che nelle elezioni riguardanti organi costituzionali, che richiedono maggioranze qualificate, e’ necessario il reciproco riconoscimento”.

Ora, l’organo costituzionale per eccellenza da eleggere a maggioranza qualificata e’ proprio il presidente della Repubblica e infatti stamattina e’ stato il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio, M5s, a dire che sarebbe una bella cosa fare il bis con il Quirinale: “Il mio invito e’: il nuovo capo dello Stato eleggiamolo con lo stesso metodo, facciamolo scegliere ai cittadini”. Il tema, come e’ ovvio, e’ molto sentito da Berlusconi, anche perché il leader di Fi rischia che torni in corsa quel Romano Prodi che venne fermato a un passo dal Quirinale nel 2013. Difficile valutare ora se M5s possa accettare di convergere sul nome del professore bolognese e se quel nome possa essere davvero un candidato di Renzi, ma certo il leader di Fi rischia di essere tagliato fuori dalla maggioranza che elegge il nuovo presidente.

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Un esponente della segreteria democratica ammette che l’ipotesi non e’ da scartare, anche se, appunto, spiega che il Pd non intende scaricare Berlusconi, a meno che non sia il leader di Fi a farsi indietro: “Il voto sulla Consulta non vuol dire che e’ crollato il patto del nazareno, il patto rimane. E’ evidente che anche sul Quirinale si cerchera’ un accordo con tutti. Certo, se Fi non implode… Il primo elemento di sostanza e’ che Fi rimanga viva, se fa la figura che ha fatto ieri diventa un interlocutore non credibile”. E Michele Anzaldi, deputato Pd e renziano, la mette cosi’: “A noi sembrava fin dall’inizio naturale guardare verso M5s, ma loro ce ne hanno dette di tutti i colori. Adesso Berlusconi ci molla su cose che abbiamo promesso e noi per mantenere la promessa stiamo chiedendo aiuto. Chiaramente questo apre tanti altri orizzonti anche su altri temi: Quirinale, ma anche la nuova legge Gasparri…”. Ecco quindi l’ultimatum di Maria Elena Boschi: “Il patto del Nazareno scricchiola perche’ in Forza Italia litigano, non si mettono d’accordo tra di loro. Noi pero’ non ci possiamo fermare”. (Askanews)

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