Di Maio traballa, nel mirino M5s i molti incarichi di Governo

Di Maio traballa, nel mirino M5s i molti incarichi di Governo
Roberto Fico, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio
27 maggio 2019

Traballa il ruolo di Luigi di Maio dopo “la più grande scoppola nella storia del Movimento 5 Stelle” come la definisce Alessandro Di Battista. Nel mirino ci sono gli incarichi di governo: la guida del ministero dello sviluppo economico, quella del ministero del lavoro, la vice presidenza del consiglio. Troppi e troppo impegnativi per il capo politico un movimento che deve riorganizzarsi per risollevarsi da quel 17% alle elezioni europee che nessuno aveva previsto.

Nessuno ne chiede le dimissioni da alcunché, è la versione ufficiale che Di Maio da’ alla stampa nella conferenza al Mise nel primo pomeriggio dopo aver sentito Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista. Ma il vertice di oltre tre ore (dalle 17,30 alle 19,30) che ne segue al Mise ha il sapore di un processo al leader. E lo si legge nei volti scurissimi di chi vi partecipa quando lascia l’edificio di via Veneto. Stefano Buffagni si infila di fretta in macchina, lo segue Vincenzo Spadafora. Di Maio si limita a dire che c’è tanto da fare facendosi strada tra il muro di telecamere e a ribadire che nessuno chiede le sue dimissioni. Gli altri (Bonafede, D’Uva, Sibilia, Carelli, Taverna) evitano i cronisti approfittando dell’assalto a Di Battista unico a concedersi alla stampa.

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Di fretta, nervoso, già in sella al suo scooter insieme a Paragone, bolla come “stupidaggini totali” le voci di dimissioni di Di Maio. Spiega che “la responsabilità della più grande scoppola della storia del Movimento è solo nostra” ma che “sugli errori si lavora e si riparte” come fatto in altri momenti “drammatici” tipo la morte di Gian Roberto Casaleggio. Assicura di non essere come Renzi o D’Alema e che il Movimento non è come il Pd che “comincia a spararsi addosso” dopo le sconfitte.

Per il resto bocche cucite al termine della riunione. “Ci siamo ricompattati”, si lascia sfuggire Carelli. Ma gli incarichi multipli di Di Maio non sono più un tabù. Una delle ipotesi, si apprende da fonti parlamentari, potrebbe essere quella di lasciare almeno uno dei ministeri a un altro 5 stelle. Mercoledì una assemblea con i parlamentari attende Di Maio e da lì si capirà quanto la richiesta di un ridimensionamento del suo ruolo sia pressante. La linea invece sia per Di Maio che per Di Battista deve restare quella dell’ultimo mese e mezzo. Di intransigenza con l’alleato della Lega. “Avremmo dovuto farlo da prima”, dice Dibba secondo il quale bisogna “mantenere l’alleanza con la Lega ma mettersi di traverso se tira fuori boutade”.

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