“Corpi venduti per 300 euro”, malati terminali uccisi in ambulanza

“Corpi venduti per 300 euro”, malati terminali uccisi in ambulanza
21 dicembre 2017

Malati terminali uccisi in ambulanza mentre venivano portati a casa, per poi consegnare la salma ad agenzie di pompe funebri legate alla mafia: con questa accusa e’ stato arrestato un barelliere 42enne dai carabinieri di Paterno’, nel catanese. Le vittime, un uomo di 57 anni e due novantenni, venivano ‘finite’ provocandogli un’embolia gassosa con un’iniezione di aria in vena. Il macabro traffico, che sarebbe stato controllato dalle cosche mafiose di Paterno’, Adrano e Biancavilla, era stato denunciato a maggio alla trasmissione Le Iene da un pentito che poi ha confermato le accuse agli inquirenti. Era una pratica che andava avanti almeno dal 2012 attorno all’ospedale di Biancavilla, il cui personale era peraltro ignaro. Il servizio privato di ambulanza che trasportava il malato ormai non piu’ curabile a casa aveva a bordo il barelliere-killer che iniettava l’aria. L’uomo poi chiedeva ai familiari 300 euro per il trasporto e la vestizione della salma ma nel frattempo avvertiva le agenzia di pompe funebri complici che potevano cosi’ proporsi alle famiglie.

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“La gente non moriva per mano di Dio ma per guadagnare 300 euro invece di 30 o 50”, aveva raccontato il pentito a Le Iene, stimando che ci siano stati una ventina di morti in cinque anni. Gli inquirenti hanno esaminato una cinquantina di casi sospetti, per almeno dieci dei quali si suppone che sia stata praticata l’endovena d’aria. L’indagine, ha fatto sapere la procura di Catania, si affianca alle altre due del dicembre 2016 e dell’aprile 2017, sul racket legato alle imprese di trasporti funebri. Al barelliere arrestato, Davide Garofalo, oltre all’omicidio volontario aggravato dall’avere favorito la mafia, e’ stato contestato anche “l’avere agito con crudelta’ verso le persone, di avere approfittato delle circostanze di tempo e di luogo tale da ostacolare la pubblica e privata difesa e di avere commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera”. Secondo il procuratore aggiunto Francesco Puleio l’inchiesta ‘Ambulanza della morte’ ha fatto emergere “comportamenti che hanno anticipato il decesso di persone gravemente malate, allo stato terminale, per profitto, per denaro, con disprezzo totale della vita umana e della dignita’ della persona”.

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