Malumori nel M5s: regole premier, poca trasparenza e indagati

Malumori nel M5s: regole premier, poca trasparenza e indagati
Il vice premier M5s, Luigi Di Maio
16 settembre 2017

Arrivano le regole per diventare candidato premier del Movimento 5 Stelle per le prossime elezioni politiche e il malcontento si diffonde tra i piu’ critici nelle fila dei pentastellati. A irritare, secondo quanto si apprende in ambienti M5S, e’ il fatto che ci sia poca trasparenza: che non si dica, ad esempio, se la votazione per il candidato premier si svolgera’ con il doppio turno sul modello delle Quirinarie (cosi’ gli iscritti 5 Stelle scelsero il proprio candidato al Colle nel 2013) e se quindi, di conseguenza, ci sara’ come in quel caso la verifica da parte di una societa’ di certificazione internazionale. Cosa che, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe da escludere. Tra l’altro, sempre secondo quanto viene riferito, ci sarebbe tra molti pentastellati la preoccupazione di candidarsi ‘contro’ Luigi Di Maio – a tutti gli effetti, ormai da mesi, candidato in pectore del Movimento – e che questo possa pregiudicare il proprio futuro nello stesso Movimento togliendo, questo il timore di alcuni, la possibilita’ di poter essere ‘papabile’ per ruoli importanti come ad esempio quelli di ministro. Nel dubbio, pochi avrebbero intenzione di candidarsi. La deadline e’ tracciata: entro le ore 12 di lunedi’ prossimo (18 settembre) i candidati che abbiano i requisiti necessari dovranno comunicare la loro disponibilita’ a candidarsi. Poi sara’ la Rete a votare. Ma gli iscritti, secondo quanto si apprende, non avranno molti giorni a disposizione per le votazioni online. Anzi, al contrario: sembra che l’orientamento sia quello di far votare soltanto un giorno – il 23 settembre, dalle 9 alle 19 – e cosi’ quella sera fare la proclamazione alle 20.30 davanti a militanti, iscritti e simpatizzanti sul palco di Italia 5 Stelle a Rimini e al fianco di Beppe Grillo e Davide Casaleggio.

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Poche ore di voto perche’, ammettono dai 5 Stelle, la vicenda delle violazioni degli hacker pesa e non si puo’ non tenerne conto. Questa votazione cosi’ breve, e’ l’auspicio, dovrebbe offrire maggiori garanzie contro rischi di intoppi o ‘incidenti informatici’. Altro punto che crea tensioni e’ quello relativo all’ammissione, per le candidature, anche di indagati. Da M5S fanno notare che gia’ nel codice etico e’ specificato che sono da valutare in modo diverso indagini per corruzione o per diffamazione. Questo ultimo caso – che e’ quello che tocca in prima persona Di Maio indagato per diffamazione dopo la querela presentata dall’ex candidata a sindaco M5s Marika Cassimatis, poi espulsa dal Movimento – non viene considerato di gravita’ tale da impedire la partecipazione alla corsa per candidato premier. Nessuno comunque ha dubbi su come andra’ a finire anche se fonti autorevoli del Movimento insistono nel dire che la ‘competizione’ e’ assolutamente libera e non blindata. Tra i big, Alessandro Di Battista ha fatto capire e poi detto chiaramente di essere favorevole a sostenere Di Maio. Mentre Roberto Fico, interpellato piu’ volte sulla questione, al momento tace e sembra, secondo quanto viene riferito, che ci stia pensando. Intanto sul blog i commenti si dividono. C’e’ chi scrive: “Aperto pure agli indagati. Beh che dire onesta’! Onesta’!”. E chi plaude: “Andiamo al governo e salviamo il Paese!”; o anche: “Il vincitore sara’ il capo della forza politica M5S. Mi piace”; e poi: “Le regole di candidabilita’ mi sembrano giustamente ben restrittive”. Tutti comunque danno per scontato che il candidato premier di M5S sara’ Luigi Di Maio.

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C’e’ chi scrive scontento: “Che Di Maio sia considerato (ormai da tempo e soprattutto dai media) il premier in pectore mi da’ molto fastidio, pur non avendo nulla contro di lui e anzi stimandolo molto come uomo politico e riconoscendogli grandi qualita’; detto questo penso che la lista dei ministri dovrebbe essere gia’ pronta, verificata e avallata al momento della nomina; inoltre i ministri potranno essere anche esterni al Movimento ma di questo devono accettare, condividere, sottoscrivere, rispettare e applicare le regole e i traguardi”. E c’e’ chi sprona Di Maio: “Luigi scelga ministri con curricula adeguati, anche se non iscritti al Movimento, e se li tenga stretti. Almeno questo”. Ma c’e’ un’altra novita’ che fara’ la differenza e che potrebbe lasciare straschichi tra i pentastellati: la decisione, comunicata sempre con il post sul blog di Grillo, che il candidato premier sara’ anche il “capo della forza politica”. Parole che dimostrano l’estrema fiducia di Grillo nei confronti del futuro candidato premier – presumibilmente, quindi, Di Maio – e che dimostrano la volonta’ del ‘garante’ di fare un passo indietro. Grillo di certo non abbandonera’ il Movimento – come ha garantito lui stesso in piu’ occasioni – ma considerando lo sviluppo del Movimento e le dinamiche interne la mossa potrebbe servire a tacitare il dissenso.

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