Manovra da 37 miliardi, di cui 22 miliardi in deficit

11 ottobre 2018

Dopo la bocciatura dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, delle previsioni economiche del Def, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è tornato a spiegare in dettaglio le cifre della manovra e a difendere le misure in essa contenute.

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Nel suo complesso, la manovra per il 2019 ha una copertura di circa 37 miliardi: circa 22 arrivano dall’aumento del deficit cioè l’indebitamento pubblico rispetto al suo livello tendenziale e 15 derivano da tagli di spesa (6,9 miliardi) e aumenti di entrate (8,1 miliardi), ha riferito il ministro davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “La manovra di bilancio comprende vari interventi finalizzati alla copertura finanziaria, per un ammontare complessivo pari a 15 miliardi nel 2019, 7,8 nel 2020 e 9,9 nel 2021. Tali interventi nel 2019 si articolano in tagli di spesa per 6,9 miliardi e in aumenti di entrate per 8,1 miliardi, nel 2020 in tagli di spesa e aumenti di entrate pari a 3,9 miliardi, nel 2021 i tagli di spesa ammontano a 4,7 miliardi e gli aumenti di entrate a 5,2 miliardi”.

Nei piani delle partecipate investimenti oltre 80 mld

Le aziende a partecipazione pubblica investiranno 15 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai programmi già definiti dai singoli gruppi e l’asticella potrà arrivare fino a 20 miliardi con una serie di riforme strutturali. E’ questo il risultato della cabina di regia sugli investimenti tra il governo e le principali società a controllo pubblico annunciato dal premier Giuseppe Conte. Le società in cui lo Stato è azionista di riferimento, specialmente quelle quotate in Borsa, hanno già deliberato piani pluriennali di investimento. In totale si tratta di un pacco di risorse superiore a 80 miliardi di euro nel triennio, che ora potrebbero salire dopo il vertice di Palazzo Chigi.

Il principale contributo all’aumento delle risorse arriverebbe da Cdp che ha in programma un piano di investimenti da 22 miliardi e che con una serie di riforme (dalle semplificazione al fisco) può arrivare a 35 miliardi. L’Eni ha nel piano industriale un programma da 22 miliardi. Il piano investimenti Enel per il triennio 2018-2020 supera i 24 miliardi ma non tutti destinati all’Italia. Poi c’è il piano per la banda ultralarga di Open Fiber che conta 6,5 miliardi di euro. Snam sta realizzando un programma da 5,2 miliardi, un ordine di grandezza simile a quello del programma di Terna da 5,3 miliardi nel periodo 2018-2022. Sempre tra le principali partecipate il piano del Gruppo Poste conta 2,8 miliardi per digitalizzazione e innovazione.

Infine i piani di Leonardo e Fincantieri. Accanto ai grandi gruppi a partecipazione pubblica, ci sono poi i programmi dei grandi gruppi privati. Fca a giugno ha varato un piano di investimenti da 45 miliardi di euro al 2022 di cui 9 miliardi destinati all’elettrificazione. Naturalmente non tutti sull’Italia. Anche Tim recentemente nel nuovo piano industriale ha aumentato gli investimenti nel triennio a 11 miliardi di euro di cui 9 miliardi destinati all’Italia per le reti e l’innovazione. In ambito tlc l’assegnazione delle licenze per il 5G e lo sviluppo della banda ultralarga farà accelerare gli investimenti degli operatori come Vodafone, Wind Tre, Fastweb.

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