Manovra, ecco cosa succede dopo il parere negativo della Commissione

Manovra, ecco cosa succede dopo il parere negativo della Commissione
24 ottobre 2018

Che cosa succederà ora fra Roma e Bruxelles? Dopo che la Commissione europea ha deciso a Strasburgo, per la prima volta dal 2013 (ovvero da quando sono in vigore le regole attuali del Patto di Stabilità), di rigettare il programma di bilancio di uno Stato membro e chiedere di presentarne uno rivisto, la palla è nel campo del governo italiano, che dovrà decidere se e fino a che punto introdurre modifiche nella manovra per rispondere ai rilievi di Bruxelles.

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“La giornata di oggi (ieri, ndr) – ha detto il commissario Ue agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, durante la conferenza stampa della Commissione a Strasburgo – segna una tappa importante: in effetti è un precedente, non era mai successo fino a ora. E’ un momento forte e grave per noi, ma non – ha sottolineato – è la fine del dialogo: è l’inizio di un’altra fase di questo dialogo, con l’obiettivo di poter alla fine di ridurre il debito pubblico italiano, nell’interesse del popolo italiano”.

“Il governo italiano – ha ricordato Moscovici – ora ha tre settimane per sottoporre alla Commissione un progetto di bilancio rivisto, anche se lo incoraggiamo a farlo quanto prima, e non necessariamente alla scadenza. E quando riceveremo questo progetto rivisto, lo analizzeremo e prepareremo un nuovo parere che rifletterà tutti i cambiamenti eventuali”. “Perciò – ha insistito il commissario – quella di oggi (ieri, ndr) non è la fine della storia, ma è una tappa della procedura; il dialogo continua ed evidentemente noi siamo aperti. La nostra porta è aperta, in particolare al dialogo con il nostro interlocutore naturale, che è il ministro dell’Economia Giovanni Tria”.

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“Tre settimane – ha continuato Moscovici- significa arrivare al 13 novembre; nel frattempo, la Commissione presenterà le sue previsioni economiche d’autunno l’8 novembre prossimo: e vedremo se saranno più vicine a ciò che dice il progetto di bilancio del governo, o alla messa in guardia che è venuta dall’Ufficio parlamentare di bilancio”, l’autorità indipendente che avrebbe dovuto approvare le stime del crescita del Ministero e non lo ha fatto”.  “L’adozione di questo parere – ha puntualizzato Moscovici – non vuol dire che nostre porte si chiudono; al contrario, la nostra parola d’ordine resta la stessa che ho portato a Roma”, la settimana scorsa: “Noi auspichiamo vivamente di proseguire il dialogo costruttivo con le autorità italiane, e saluto l’impegno preso dal ministro delle Finanze in questo senso”.

“Giovanni Tria – ha ricordato ancora il commissario – ha sottolineato nella sua lettera, e questo la Commissione lo apprezza che ‘il posto dell’Italia è in Europa e nella zona euro’. Sono totalmente d’accordo, e ho potuto constatare durante la mia visita a Roma che tutti gli interlocutori incontrati negli ambienti politici, amministrativi, e anche economici, si augurano che l’Italia resti fermamente al cuore dell’Europa. E come Tria, io auspico che i nostri disaccordi sul bilancio siano discussi entro il quadro europeo. E’ essenziale rispettare questo quadro. E’ un messaggio politico forte, e credo positivo, per la Commissione europea come per i ministri europei delle Finanze. Ora – ha sottolineato Moscovici – dobbiamo avanzare in questo spirito nelle prossime settimane”.

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“Noi consideriamo – ha continuato Moscovici, rispondendo alla domanda di un giornalista – che il ministro Tria è sempre un interlocutore credibile, legittimo, e speriamo che saprà convincere, anche in seno al governo”, i suoi colleghi “della necessità di proseguire questo dialogo con la Commissione, per fare in modo che le priorità del governo italiano, che noi non discutiamo, siano compatibili con le regole comuni per il cui rispetto tutti si sono impegnati, compresa l’Italia”. “Il fatto che sia un governo definito populista – ha osservato poi il commissario – ha un effetto forse paradossale: ed è che la Commissione non è più severa, ma è invece ancora più attenta al dialogo e alla persuasione. Abbiamo tutti e due (Moscovici e il collega responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, ndr) fatto molti sforzi per aver scambi continui con Tria, che abbiamo incontrato Tria cinque o sei volte, e io sono andato a Roma per due giorni per continuare un dialogo estremamente intenso sul terreno dunque il dialogo costruttivo più che lai è la nostra parola d’ordine”.

Il vicepresidente della Commissione per l’Euro, Valdis Dombroskis, ha infine chiarito, rispondendo ai giornalisti, che, sebbene sia prematuro annunciarlo ora l’Italia rischia l’apertura di una procedura per deficit eccessivo riguardo al mancato rispetto della “regola del debito” (o procedura articolo 126.3), che prevede l’obbligo di diminuire di un ventesimo all’anno il differenziale fra il rapporto debito/Pil registrato nell’ultimo anno (il 131% per l’Italia) e la soglia del 60% stabilita dal Trattato di Maastricht. Su questo punto, ha riferito Dombrovskis, “non abbiamo preso concrete decisioni, ma vogliamo segnalare il fatto che nei rapporti degli anni precedenti sull’articolo 126.3 avevamo deciso di non aprire la procedura contro l’Italia in base a fatto che era stata nel complesso conforme (‘broadly compliant’, ndr) con il ‘braccio preventivo’ del Patto di Stabilità”, ovvero con le regole applicabili ai paesi come l’Italia che hanno il deficit/Pil sotto la soglia del 3%.

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“Ma siccome questo non sembra essere più il caso per l’Italia, potremmo riesaminare queste conclusioni”, ha avvertito il vicepresidente della Commissione. Quanto alla data precisa in cui potrebbe essere decisa l’apertura della procedura per deficit eccessivo relativa al debito, “vedremo in seguito”, ha detto ancora Dombrovskis, ma, ha precisato, “in ogni caso la decisione e lo sforzo di bilancio” che verrà richiesto all’Italia “devono essere preparati e proposti dalla Commissione, e non siamo ancora a questo punto”. Moscovici, da parte sua, ha voluto ammorbidire l’avvertimento di Dombrovskis: “Procediamo passo per passo: ora chiediamo di ripresentare i bilancio, abbiamo una decisione ferma e chiara, ma diamo una chanche al dialogo, la nostra porta è aperta. Questo – ha concluso – è lo spirito della Commissione”. askanews

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