Manovra, M5s: toglieremo finanziamenti pubblici ai giornali

Manovra, M5s: toglieremo finanziamenti pubblici ai giornali
12 settembre 2018

“Lo diciamo da sempre, e’ ora che l’informazione diventi di qualita’, e che quindi i giornali vendano e sopravvivano per merito, non per i finanziamenti pubblici. Nella legge di bilancio toglieremo anche questi, ottenendo due risultati: piu’ risorse per gli italiani, e meno informazione spazzatura”. Lo annuncia la deputata M5s, Patrizia Terzoni. Una misura che riprende una battaglia portata avanti dai 5 stelle sin dalla scorsa legislatura e che trova un largo consenso nell’elettorato M5s. Una campagna contro l’informazione e contro gli editori impuri rilanciata due giorni fa dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. Secondo il vicepremier pentastellato, “l’operazione di discredito verso questo governo continua senza sosta” e “gli editori dei giornali hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, telecomunicazioni, energia, acqua”.

Per questo – sempre parole sue del 10 settembre scorso – bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di fare inchieste su tutte le magagne dei prenditori”. A Di Maio aveva replicato con toni preoccupati la Federazione nazionale della stampa: “Dichiarare guerra ai cosiddetti ‘editori impuri’ annunciando norme di legge punitive, come fa il vicepremier Luigi Di Maio, ha il sapore di un’intimidazione e di un attacco alla liberta’ di stampa, garantita dall’articolo 21 della Costituzione. Il modo migliore per affrontare il problema – aveva sottolineato la Fnsi – e’ quello di passare dagli spot agli atti concreti. Questo significa sciogliere il nodo delle leggi di sistema, dalle norme antitrust alla regolazione dei conflitti di interessi, passando per la cancellazione del carcere per i giornalisti e il contrasto alle querele bavaglio. Temi sui quali dal governo in carica ci si aspetterebbe un confronto con tutti gli attori del sistema dell’informazione, esattamente come avvenne nel 1981, quando si giunse all’approvazione della legge sull’editoria, la numero 416, tuttora in vigore”.

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