Mare, più di 800 specie aliene nel Mediterraneo

Mare, più di 800 specie aliene nel Mediterraneo
30 luglio 2017

Pesci tossici, granchi tropicali, alghe infestanti. Le specie aliene invadono il Mediterraneo: più di 800 quelle segnalate e di queste circa 600 vivrebbero ormai stabilmente nel Mare Nostrum. Un numero, quello dei ritrovamenti di specie alloctone nel Mediterraneo, che è triplicato dal 1980, mentre è raddoppiato negli altri mari. Lo scorso anno, secondo la Società Italiana di Biologia Marina, solo sulle coste della nostra Penisola sono state segnalate almeno 186 specie esotiche, di cui 55 vegetali e 131 animali, senza  considerare gli orgasmi unicellulari. La presenza di questi nuovi ospiti, però, riguarda non solo l’Italia ma l’intero Mediterraneo: secondo le ultime revisioni scientifiche, le specie alloctone osservate nel bacino sarebbero ad oggi 837, numero di gran lunga superiore a quello di tutti i mari europei, e le previsioni per il futuro non sono rassicuranti. Il motivo di questa crescente presenza, secondo l’Ispra (che dedica all’argomento due progetti europei, Life Asap e Mpa Adapt) è l’aumento delle temperature e della salinità del Mar Mediterraneo. Risultato: ad oggi, almeno 42 nuove specie ittiche sono state osservate nei mari italiani. Ma come arrivano gli ‘alieni’ nei nostri mari? Per mano dell’uomo, ad esempio attraverso il canale di Suez o con il trasporto navale, o viaggiando per conto loro dall’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra.

A preoccupare particolarmente è la veloce espansione geografica del pesce scorpione (Pterois miles), originario del Mar Rosso e altamente invasivo, dotato di spine dorsali, anali e pelviche velenose che possono causare punture molto dolorose. Ha già raggiunto le coste tunisine e un individuo è stato osservato lungo le coste siciliane, si prevede un’ulteriore espansione geografica nei prossimi anni. Il rischio riguarda principalmente i possibili impatti ecologici di questo nuovo predatore. Inoltre, pescatori e sub che possono pescarli o avvicinarli durante le immersioni devono stare molto attenti a non pungersi. Altra specie potenzialmente pericolosa è il Lagocephalus sceleratus o pesce palla maculato, di origine tropicale e altamente tossico al consumo. Si riconosce dalla presenza di puntini scuri sul dorso e la banda argentea sui fianchi. Le mandibole sono provviste di due grandi denti molto taglienti. Avvistato per la prima volta nel Mar Mediterraneo nel 2003, oggi ha invaso buona parte del bacino  levantino. In paesi come Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele ed Egitto si sono registrati diversi casi di intossicazione alimentare, alcuni dei quali letali. Nel 2013 l’Ispra ha rinvenuto il primo esemplare in acque italiane, a Lampedusa, recenti segnalazioni sono pervenute dalla costa meridionale della Sicilia e da Puglia, Croazia e Spagna. Altre specie ittiche invasive sono il pesce flauto (Fistularia commersoni), e il pesce coniglio (Siganus luridus) dotato di spine velenose. Oltre ai pesci, alcune alghe invasive come la Caulerpa cylindracea e la Lophocladia lallemandii possono provocare impatti severi sugli habitat naturali ricoprendo i fondali e mettendo a rischio la salute degli ecosistemi costieri. Altre, come lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, introdotto tramite le acque di zavorra, possono incidere gravemente sulle risorse di pesca con seri impatti per il settore.

Per arginare il fenomeno, l’8 settembre entrerà in vigore la convenzione dell’Organizzazione Internazionale Marittima  (Imo, un’agenzia specializzate delle Nazioni Unite) che renderà obbligatorie misure come il trattamento delle acque di zavorra. ”Il Mar Mediterraneo è il bacino più colpito dalle invasion biologiche nel mondo e per mitigare le conseguenze ecologiche ed economiche del problema è essenziale intervenire sulle vie di arrive di queste specie ma anche lavorare in stretto contatto con I cittadini, in particolare con le comunità che vivono nelle località di mare”, spiegano Piero Genovesi, responsabile di Ispra per la gestione e conservazione della fauna e coordinatore del progetto Asap, ed Ernesto Azzurro, coordinatore per Ispra del progetto Mpa_Adapt. Però, come sottolinea la presidente di Legambiente Rossella Muroni, “nonostante la consapevolezza  sempre più diffusa del problema, manca ancora nel contesto italiano una strategia complessiva e integrata che consenta di affrontare efficacemente il problema. Per questo è fondamentale portare avanti progetti di informazione e sensibilizzazione come il Life Asap o MPA Adapt in grado di fornire indicazioni utili a limitare la diffusione del fenomeno, mitigare I rischi e supportare piani di gestione condivisa”. L’ultima notizia per le acque italiane riguarda la recente comparsa del un granchio tropicale (Percnon gibbesi, originario delle coste atlantiche americane) nelle acque di Portofino a metà luglio. La specie, ormai diffusa in tutto il Mediterraneo, aveva raggiunto le coste liguri nel 2016.

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