Marine Le Pen, la figlia d’arte che sogna la vittoria dell’estrema destra

Marine Le Pen, la figlia d’arte che sogna la vittoria dell’estrema destra
Marine Le Pen
5 maggio 2017

Capitalizzando sul malcontento dei francesi preoccupati da una crescente disoccupazione che oggi sfiora il 10% e dal tema della sicurezza/immigrazione, dopo gli attentati jihadisti che hanno insanguinato la Francia, e attingendo a piene mani dal vento nazional-populista che ha investito l’Europa e non ultimi gli Usa, la leader dell’estrema destra Marine Le Pen si trova oggi al secondo turno delle presidenziali francesi, anche se distaccata di circa 20 punti dal candidato di En Marche Emmanuel Macron a due giorni dal voto. Salvo sorprese, Marine Le Pen dovrà rinunciare al sogno dell’Eliseo che fu anche del padre, Jean-Marie Le Pen, 15 anni fa, quando inaspettamente fu catapultato al ballottaggio delle presidenziali, poi perse contro Jacques Chirac. Molto meno inaspettata è questa affermazione di Marine alla luce della congiuntura storica e degli sforzi durati anni a a “dediaboliser” il Front national (Fn), cercando di eliminare gli estremismi che la hanno portata a prendere le distanze dal padre al punto che oggi i due, un tempo alleati di ferro, non si rivolgono più la parola. La figlia del co-fondatore del Front national nel 1972 ha fatto una campagna marcatamente demagogica, nazionalista, anti-immigrazione, anti-europeista e protezionista, proponendo di uscire dall’euro, dall’Ue, di tassare i prodotti importati, di sospendere gli accordi di libera circolazione di Schengen, di nazionalizzare le industrie che delocalizzano, di espellere gli stranieri schedati per radicalizzazione ecc. Sospettata di impieghi fittizi al Parlamento europeo, si è rifiutata di recarsi ad una convocazione dei giudici dicendosi vittima di una “cabala politica”.

La magistratura francese ha chiesto all’Europarlamento di revocarle l’immunità parlamentare. Dal 2011, anno in cui è succeduta al padre alla guida del Front national, ha messo da parte i dirigenti più estremisti, gli antisemiti, i nostalgici dell’Algeria francese, i cattolici integralisti. Una strategia che ha pagato: il partito ha guadagnato punti costantemente ad ogni appuntamento elettorale. Alla ricerca di una credibilità sulla scena internazionale, Le Pen ha organizzato diverse trasferte all’estero. A gennaio si è fatta fotografare nella hall della Trump Tower a New York, senza però incontrare il presidente eletto. In Libano a febbraio, si è rifiutata di indossare il velo per incontrare il mufti della Repubblica. A fine marzo l’incontro con Vladimir Putin a Mosca, a cui guarda come ad un uomo foriero di una “nuova visione” di un “mondo multipolare”. Due volte divorziata e madre di tre figli, è oggi legata ad uno dei vice presidenti del partito, Louis Aliot. Originariamente non era lei la sorella destinata alla politica: Marie-Caroline avrebbe dovuto prendere le redini di un partito dominato per circa 40 anni dal loro padre. Ma la vita politica tumultuosa dell’Fn e le beghe familiari hanno spianato la strada a Marine e al suo temperamento vulcanico. La si vide all’opera per la prima volta nel maggio 2002, la sera del secondo turno delle presidenziali, quando difese con le unghie e con i denti il padre, appena sconfitto da Chirac.

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