Dopo i massoni e i furbetti, sul M5s aleggia lo spettro della scissione

Dopo i massoni e i furbetti, sul M5s aleggia lo spettro della scissione
Il capo politico del M5s, Luigi Di Maio
17 febbraio 2018

E’ più di una scissione, quella in atto nel MoVimento Cinque Stelle. Il partito che fu di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo non solo oggi politicamente non c’è più, ma fa acqua da Bruxelles a Palermo. Una serie di smottamenti che si materializzano in incubi per un Luigi Di Maio sempre meno capo politico e sempre più solo, dato le meteore che ogni giorno si staccano dal cosmo stellato. Una importante è quella di Davide Borrelli, l’europarlamentare che ha appena lasciato il M5s (come pure la collega di Bruxelles, Giulia Moi) e che ha addirittura scosso Davide Casaleggio: “Nessuno se lo aspettava. Non abbiamo compreso le motivazioni della sua decisione”. Il capo di Rousseau, tuttavia, sottolinea che “abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e ha sempre dato una mano anche nella gestione del Movimento e dell’Associazione Rousseau?”. Non a caso – dicono alcune fonti vicine ai pentastellati – Casaleggio jr. non ha chiesto la penale al suo amico Borrelli di 200 mila euro, prevista dallo statuto pentastellato, qualora un esponente pentastellato cambi euro-casacca. E ora c’è chi trema per i “segreti” della piattaforma che il tecnico informatico porterà con sé. Borrelli ha le idee chiare, come è altrettanto chiaro che a questo obiettivo ci lavora da tempo. “E’ arrivato per me il momento di cambiare percorso. Nella vita mi sono sempre occupato di imprenditori e risparmiatori. Per questo ho deciso di aderire ad un movimento, che si occuperà proprio di imprenditori e risparmiatori. Lo devo a loro, lo devo alla mia vita”. Saranno proprio le imprese e il mondo produttivo, infatti, i primi solidi pilastri del progetto dell’europarlamentare trevigiano.

Il primo già consolidato è quello di Massimo Colomban, l’industriale concittadino ed ex assessore nella giunta di Virginia Raggi, a cui sono vicine le associazioni di imprenditori Confapri e ReteSI. Colomban non nega di aver parlato con “David Borrelli, come con altri molti esponenti, delle proposte” di imprese e lavoratori “al fine di favorire una rinascita dell’economia e un incremento del reddito di tutti i cittadini italiani”. Per Borrelli, quindi, la strada appare spianata. Intanto, mentre Federico Pizzarotti si gode la proclamazione della sua Parma a capitale della Cultura italiana, i maligni già parlano di contatti tra il sindaco e l’europarlamentare. Anche Matteo Salvini ha fiutato l’affaire Borrelli, non fosse altro perché il terreno di gioco dell’ex grillino è principalmente il Veneto e le sue imprese. E così, sull’europarlamentare, il leader del Carroccio afferma: “Chi sceglie la Lega sceglie ordine, regole, pulizia, e sceglie soprattutto un concetto: prima gli italiani. Se altra gente vorrà unirsi dopo il 5 marzo è la benvenuta però la Lega è la Lega”. Ne parliamo a urne chiuse. Di certo, Borrelli è il pezzo da novanta. Ma altri esponenti, oramai ex cinquestelle, come i furbetti di “rimborsopoli”, i cacciati dal capo politico, e le decine di esponenti attualmente grillini (tra attivisti e parlamentari in attesa di esito per rincorsi a varia natura) formano un esercito pronto a ingrassare le fila scissioniste. Per non parlare dei candidati alle Politiche espulsi da Di Maio e che, se eletti, per loro il primo passo sarà il passaggio al Gruppo misto. Altra carne al fuoco.

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