Il matrimonio della Lollobrigida è valido, assolto Rigau

Il matrimonio della Lollobrigida è valido, assolto Rigau
24 marzo 2017

Nuovo capitolo della telenovela tra Gina Lollobrigida e la lotta in tribunale dai figli e dall’ex. Il tribunale di Roma ha stabilito che l’88enne attrice non sarebbe stata raggirata dallo spagnolo Francisco Javier Rigau quando le fece firmare un atto con il quale si chiedeva ad un notaio di ratificare la loro unione. L’uomo è stato assolto perché il “fatto non sussiste” e le nozze del 2010 in Spagna – per procura e in chiesa – sarebbero valide. Secondo i familiari, che lo avevano accusato di reclusione per truffa e falso, chiedendo otto mesi di reclusione, Rigau avrebbe messo in scena un “ingiusto profitto consistito nell’acquisizione dello stato giuridico di coniuge e dei diritti alimentari e successori, in danno della Lollobrigida”.

Il processo è incentrato in un documento dell’aprile 2012 che l’attrice sostiene di aver firmato in quanto convinta si tratasse di una procura che affidava per una querela per diffamazione. In realtà si trattava di un atto con il quale la Lollobrigida sottoscriveva la ratifica del matrimonio, in Italia, per gli effetti civili. Da qui la denuncia dell’attrice alla procura in cui affermava di essere stata indotta in errore in modo fraudolento. Accuse respinte da Rigau. Nel rivendicare il matrimonio religioso celebrato per procura, lo spagnolo aveva preso le distanze: “Né io né Gina siamo stati mai reciprocamente interessati l’uno al patrimonio dell’altro. Il mio patrimonio supera il valore di 40 milioni di euro e non ho alcun interesse nel modestissimo patrimonio di Gina”. Durante il processo l’attrice ribadisce la sua tesi, e cioè quella di essere stata truffata e di essere “all’oscuro di avere contratto matrimonio per procura con Rigau. Nell’agosto del 2012, mi portò da un notaio dicendo che dovevo firmare un atto necessario a portare avanti una causa civile avviato contro un avvocato spagnolo che pensavo essere responsabile degli attacchi mediatici contro di me. In quella sede lui non parlò mai di matrimonio, altrimenti quell’atto glielo avrei strappato davanti”.

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