Mattarella dà l’ok al decreto terremoto, ma boccia Conte: da riscrivere

Mattarella dà l’ok al decreto terremoto, ma boccia Conte: da riscrivere
Sergio Mattarella
26 luglio 2018

Sul decreto terremoto si e’ consumata la prima concreta frizione, su un provvedimento, tra il governo M5s-Lega e il Quirinale. Sergio Mattarella ha promulgato la legge di conversione, approvata il 19 luglio. Ma ha chiesto al tempo stesso al governo modifiche in tempi “necessariamente brevi” su tre passaggi che “pur non costituendo una palese violazione della legittimita’ costituzionale, suscitano forti perplessita’”.

Si tratta di un primo cartellino giallo a un testo del governo dopo un breve periodo in cui il Presidente aveva atteso che l’esecutivo conducesse il suo normale e scontato periodo di apprendistato della funzione legislativa. Rilievi che, ha garantito il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, l’esecutivo Conte “valuta con la dovuta attenzione” e con lo scopo di ” apportare i correttivi piu’ opportuni”. Nella lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il capo dello Stato parla di “un provvedimento legislativo i cui contenuti sono stati, in sede di conversione, notevolmente ampliati rispetto a quelli originari del decreto legge, composto da un solo articolo e volto a prorogare e sospendere i termini per adempimenti e versamenti tributari e contributivi”, mentre “all’interno della legge di conversione trovano sede numerose altre disposizioni – contenute in ventuno ulteriori articoli – che disciplinano in chiave emergenziale, tra l’altro, i contributi e i finanziamenti per gli interventi di ricostruzione e recupero degli immobili, il ripristino dell’agibilita’ degli edifici, la riduzione degli oneri burocratici e amministrativi”.

Leggi anche:
Trump si addormenta al processo e "Sleepy Don" impazza su X

Mattarella, come ha gia’ fatto capire nelle settimane scorse, vigilera’ in modo attento sui provvedimenti com’e’ di sua competenza in base alla Costituzione, verificando che essi abbiano un’adeguata copertura finanziaria e rispettino gli articoli della Carta. Rientra nelle sue prerogative farlo, come ha sottolineato lui stesso, ricordando la figura di Luigi Einaudi che “rinvio’ due leggi approvate dal Parlamento perche’ comportavano aumenti di spesa senza copertura finanziaria, in violazione dell’articolo 81 della Costituzione”. Articolo, tra l’altro, che Mattarella ha voluto ricordare al presidente del Consiglio nel giorno in cui gli ha affidato l’incarico. Il capo dello Stato finora ha rinviato una sola legge alle Camere, durante il governo Gentiloni, avendo rilevato profili di incostituzionalita’ nel provvedimento sulle mine anti-uomo. Su altre leggi, invece, aveva preferito utilizzare lo stesso schema adottato ieri, una promulgazione con sollecitazione alla modifica.

La decisione di ieri del Capo dello Stato non e’ passata inosservata ai partiti di maggioranza, che temono l’instaurarsi di un rapporto aspro con il Colle e vedono in alcuni ministri i ‘portavoce’ della linea del Quirinale nelle diverse scelte del governo. Ma dal Colle si nega ogni ricostruzione di ruolo di ‘tutela’ su questo o quel ministro, tanto che sono caduti dalle nuvole leggendo stamane un quotidiano che annunciava un incontro con i presidenti di Camera e Senato per aprire un ombrello di protezione sul ministro dell’Economia. Nessun colloquio e’ dunque alle viste con Elisabetta Casellati e Roberto Fico, assicurano dalla Presidenza della Repubblica, per blindare il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Su quest’ultimo, invece, permangono perplessita’ in seno alla maggioranza. Anche se il ministro dell’Interno Matteo Salvini, martedì al termine dell’audizione in Senato, e’ stato rassicurante. “Il ministro Tria fa bene a essere il piu’ prudente possibile” sul rapporto deficit/Pil, “ognuno fa il suo mestiere”, ha affermato Salvini.

Leggi anche:
Italia lavora per la de-escalation in M. O. e Ucraina

Durante il question time alla Camera il titolare del Tesoro ha detto che la manovra ridurra’ l’incertezza e assicurato che il tetto del 3% non sara’ superato. Il vero problema e’ che, sostengono fonti governative, il ministro “non risponde alla maggioranza di governo”, procede in autonomia e il segnale piu’ evidente di questo suo orientamento e’ lo stallo nella distribuzione delle deleghe ai suoi vice. Non tanto sul versante leghista, ma su quello coi 5 stelle, il rapporto con Tria e’ considerato ormai difficilmente recuperabile. Un altro fronte aperto col ministro ‘tecnico’ e’ quello delle nomine. Dopo lo sbocco del rinnovo dei vertici della Cassa depositi e prestiti, resta il nodo Rai, con Tria che martedì ha ricordato che le scelte, in questo campo, “sono condivise e senza condizionamenti”.

Il clima attorno all’esecutivo e’ sempre piu’ teso. Si confida che la pausa estiva possa offrire una boccata di ossigeno prima dell’autunno ‘caldo’ della legge di bilancio. Ma in questo contesto il segnale arrivato ieri dal Quirinale viene letto come primo gesto concreto di quello che in ambienti governativi si teme sia un un atteggiamento non proprio benevolo da parte del capo dello Stato. Un sospetto che al Colle intendono fugare in ogni modo, avendo deciso di evitare ogni possibile scontro con l’esecutivo e i suoi ministri, come dimostra la decisione di Mattarella di ricevere Salvini due settimane fa. Chi conosce il Presidente, infatti, sa che il suo metodo prevede l’inclusione e il dialogo come strada prioritaria, la persuasione e il sostegno all’esecutivo per il bene del Paese come elemento fondamentale: l’irremovibilita’ la riserva solo alle scelte cruciali per le quali entra in gioco il rispetto della Costituzione.

Leggi anche:
Forza Italia frena sull'Autonomia, tensione con la Lega

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti