Di Matteo scrive a Rosy Bindi: “Ristabilire verità”, mi convochi su strage Borsellino

Di Matteo scrive a Rosy Bindi: “Ristabilire verità”, mi convochi su strage Borsellino
27 luglio 2017

Ha preso carta e penna e oggi ha scritto alla presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi. Oggetto della lettera: “richiesta audizione”. Il sostituto della Procura nazionale antimafia Nino Di Matteo, che sostiene l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, al quale e’ stato “applicato”, ha deciso di chiedere “di essere convocato dopo le notizie sulle audizioni in commissione sui processi celebrati per la strage di Via D’Amelio”. Di Matteo – sotto scorta da 1993 e negli ultimi anni tutelato con il massimo livello di sicurezza dopo le minacce di Toto’ Riina – vuole “rendere dichiarazioni che ritengo possano finalmente contribuire a ristabilire la verita’ dei fatti e porre fine a strumentalizzazioni dannose per l’efficacia degli accertamenti e per il possibile sviluppo di ulteriori indagini sulla strage”. Non vi e’ alcun riferimento specifico – nella lettera che oggi e’ stata recapitata alla Commissione – a quali audizioni possano avere innescato questa esigenza, ma di sicuro nel giorno delle celebrazioni per il 25esimo anniversario della strage, la figlia del giudice Borsellino, Fiammetta, prima e dopo la sua audizione in Commissione antimafia, non e’ stata affatto tenera con chi ha condotto le indagini su via D’Amelio, in particolare quelle sfociate nei due primi processi a Caltanissetta, chiamando in causa anche lo stesso Di Matteo, bollandolo, come un “giovane pm”, all’epoca in servizio alla Procura nissena.

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Di Matteo, che era in via D’Amelio lo scorso 19 luglio, dichiaro’: “Bisogna sempre rispettare la memoria di Paolo Borsellino. E bisogna rispettare e comprendere il dolore dei familiari. Io so, ma tante altre persone sanno – all’interno e fuori dalle istituzioni, all’interno e fuori dalla mafia – chi in questi 20 anni ha continuato comunque, sempre, a cercare la verita’ sulla strage e si e’ esposto e ha esposto la propria famiglia a rischi gravissimi. E Ha sacrificato la propria liberta’ e la propria carriera. Credo che questo sia giusto ricordarlo per evitare che certe parole possano essere strumentalizzate da chi non vuole che si vada avanti nel completare il percorso di verita’ sulle stragi. Che in questo momento deve essere completato anche cercando di capire, con gli elementi nuovi che sono stati scoperti in questi anni, chi eventualmente assieme agli uomini di cosa nostra ha ucciso Paolo Borsellino”. Il magistrato palermitano ha deciso di “scrivere” per manifestare l’esigenza di lasciare una “traccia” ed essere sentito in una sede istituzionale non piu’ – e non soltanto – attraverso gli organi di stampa.

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