May ai Ventisette: toni positivi, ma nessuna nuova proposta

18 ottobre 2018

“Toni positivi, disponibilità ad andare avanti nella trattativa” e volontà di raggiungere l’accordo”; insomma, “non è stato un discorso di rottura”, ma “nei contenuti, che non sono per noi accettabili, non ci sono state sostanziali novità”. Così il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha descritto il discorso sui negoziati per la Brexit che la premier britannica Theresa May ha fatto davanti ai capi di Stato e di governo dell’Ue, al Consiglio europeo ieri stasera a Bruxelles. Finito il discorso della May, i leader si sono riuniti, senza di lei, in una cena di lavoro con il capo negoziatore per l’Ue, Michel Barnier.

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Tajani, presente al discorso della premier britannica, ne ha poi riferito i contenuti, sottolineando in particolare che l’unica novità da parte della May, oltre ai toni e al “body language più positivo che in passato”, è stata l’attenzione che ha mostrato per la proposta del Parlamento europeo di allungare il cosiddetto “periodo di transizione” a tre anni invece dei 21 mesi proposti finora da Barnier. Insomma, ha concluso Tajani con una battuta, per quanto riguarda la Brexit “questo Consiglio europeo è un Consiglio di transizione”.

Per come è stato immaginato finora, il periodo di transizione, dalla fine di marzo 2019 alla fine del 2020, dovrebbe permettere alle imprese e ai mercati di adeguarsi in modo graduale alla Brexit e ai negoziatori di trovare una soluzione definitiva per la “questione irlandese”. In questa fase, in sostanza, il Regno Unito resterebbe nell’Ue, applicandone tutte le decisioni e normative, ma senza partecipare più al suo processo decisionale, e senza avere più né il commissario europeo, né sui rappresentanti in Consiglio Ue e nell’Europarlamento.

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L’eventuale proroga del periodo di transizione a tre anni potrebbe soprattutto facilitare l’accettazione da parte di Londra del cosiddetto “backstop” per la questione irlandese. Il “backstop” è la “rete di sicurezza” che i Ventisette vorrebbero fosse garantita da Londra come soluzione minima di ripiego – nel caso in cui non si trovi un compromesso migliore, proprio durante la transizione – per salvaguardare il mercato unico senza far tornare una “frontiera dura” terrestre fra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. askanews

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