Mazzette per lavori al Tribunale di Roma, 20 arresti

21 novembre 2019

Illeciti nell’assegnazione di lavori svolti presso gli uffici della Corte di appello e altre opere realizzate nel palazzo di giustizia di Roma. E’ l’ambito dell’indagine, in cui si ipotizza anche il reato di corruzione, che ha portato all’emissione di 20 misure cautelari personali su richiesta della Procura di Roma: quattro in carcere, due funzionari pubblici e due imprenditori, dieci ai domiciliari, sei all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine svolta dal nucleo speciale anticorruzione della Guardia di Finanza ha riguardato in totale otto funzionari pubblici in servizio presso il Provveditorato Interregionale delle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ater, l’Istituto centrale di formazione per il personale della giustizia minorile e l’Ufficio per i servizi tecnico-gestionali del ministero dell’Interno e 12 imprenditori. Dagli accertamenti e’ emerso che i lavori, formalmente assegnati a diverse societa’, venivano eseguiti da uno stesso imprenditore. I funzionari pubblici venivano corrotti anche attraverso l’esecuzione o il pagamento di lavori di ristrutturazione presso appartamenti, condizioni vantaggiose nell’acquisto di immobili, sponsorizzazioni per trasferimenti d’ufficio, oppure assunzioni di familiari.

LA DOPPIA IDENTITA’ DELL’IMPRENDITORE

Lavori al palazzo di giustizia di Roma, assegnati dal 2013 al 2016 con procedura d’urgenza, e mai con quella competitiva, a un unico imprenditore, il quale, per eludere i controlli e tenere nascoste alcune pendenze penali maturate da altri procedimenti, dichiarava false generalita’ e forniva una falsa autocertificazione sulla ditta, in realta’ priva del possesso di valida attestazione di qualificazione (SOA). Ruota attorno alla figura di Franco De Angelis, imprenditore romano titolare dell’omonima societa’ di costruzioni e di un’altra a lui riconducibile, l’inchiesta denominata ‘Alter Ego’ della Finanza e della procura su un giro di tangenti, e altre utilita’, pagate a funzionari pubblici per una serie di lavori da effettuare presso la corte d’appello, il tribunale e la procura di Roma. De Angelis, finito ai domiciliari gia’ il 29 dicembre 2015 nell’ambito di un’altra inchiesta e da questa mattina in carcere, e’ nato il 12 giugno del 1955 ma per aggiudicarsi le gare si era attribuito la data del 12 giugno del 1951.

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In ballo c’erano lavori per 103mila euro per il rifacimento in tribunale (a piazzale Clodio) del camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza, e poi per quasi 400mila euro per la sistemazione degli impianti di climatizzazione e antincendio presso gli uffici della corte d’appello in via Giulio Cesare, piu’ altri 115mila euro legati alla ristrutturazione dei servizi igienici, con eliminazione delle infiltrazioni d’acqua, oltre alla compartimentazione della sala Ced e alla messa a norma della centrale termina del ministero della Giustizia, del Casellario giudiziario. A completare la lista delle opere, c’erano 144mila euro per eliminare l’infiltrazione di acqua piovana in un primo tratto del camminamento che dalle celle di sicurezze portava alle aule di udienza del tribunale e altri 158mila euro destinati all’adeguamento dei lavori delle ex celle ad archivio presso la corte d’appello in via Romeo Romei. Ad agevolare De Angelis con l’affidamento dei lavori erano in particolare Luigi Antonio Fazzone e Stefano Bravi, rispettivamente dirigente e geometra (nonche’ direttore dei lavori) del Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche. Anche per Fazzone e Bravi il gip Anna Maria Gavoni ha disposto la misura del carcere.

FUNZIONARI ‘PAGATI’ CON TARTUTI O SMARTPHONE

In cambio dell’aiuto per ottenere le gare d’appalto i titolari delle imprese erano pronti a corrompere i funzionari pubblici compiacenti anche con la consegna di tartufi, smartphone o l’assunzione di un parente in un centro commerciale. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip di Roma emessa nell’ambito dell’indagine su un giro di mazzette per gli appalti dei lavori presso il Tribunale di Roma. Gli imprenditori garantivano ai funzionari anche appoggi per nomine al ministero o “semplicemente” l’acquisto di una casa a condizioni vantaggiose. Tra le utilita’ anche lavori edili, idraulici ed elettrici presso un maneggio gestito dal geometra del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche finito in carcere.

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