Migranti, Salvini rischia di far saltare il banco. Mattarella cauto

Migranti, Salvini rischia di far saltare il banco. Mattarella cauto
23 agosto 2018

Quirinale impenetrabile in queste ore. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, investito nuovamente – suo malgrado – dalla vicenda migranti, non interviene ufficialmente. Certo, i contatti (diretti e indiretti) con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e con il ministro degli Interni, Matteo Salvini, per risolvere il problema dei migranti da giorni a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti, in porto a Catania – e impediti a scendere a terra dal titolare del Viminale – ci sono stati e ci saranno ancora. Ma la cautela da parte del Quirinale è d’obbligo. Questa volta più che nell’analogo caso di luglio, con sempre protagonisti migranti a bordo del pattugliatore Diciotti.

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La volta scorsa, ai primi di luglio, Mattarella sbloccò – con una telefonata al premier Conte – lo sbarco di 67 naufraghi africani a Trapani, al quale Salvini si opponeva. Oggi si ripropone lo stesso scenario ma con condizioni diverse e con un possibile scontro istituzionale alle porte. Di fronte ad una Europa che non riesce a definire una volta per tutte, accordandosi sulla modifica di Trattati e norme, l’accoglienza e la distribuzione dei migranti e con un governo italiano che dal canto suo non riesce ad essere incisivo e orientare Bruxelles verso un cambio di corso nella politica di accoglienza migratoria dell’Ue, il Quirinale trasmette cautela. Anche perché le posizioni sempre più dure e sempre più intransigenti del ministro Salvini verso il divieto di sbarco sono di difficile gestione.

Una prova di forza, quella messa in atto da Salvini, che non può non preoccupare Mattarella. Ieri, oggi il ministro è andato giù duro: verso il Quirinale, verso il presidente della Camera Fico, altri ministri, l’Unione europea, verso la magistratura che sta indagando su quali possano essere le ipotesi di reato, gli illeciti (fino al sequestro di persona) che si configurano bloccando sulla nave i migranti. La sintesi è stata: decido io se far scendere a terra o meno i migranti, “se vogliono intervenire il presidente della Repubblica o il presidente del Consiglio lo facciano, ma non con il mio consenso… Mi volete indagare?
Indagatemi”. Minacciando, neanche tanto sullo sfondo, le sue dimissioni.

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Ecco allora la cautela del capo dello Stato, al netto dei contatti avuti in queste ore per tentare di capire quale possa essere la soluzione alla vicenda. Mattarella innanzitutto si trova di fronte ad una inchiesta della magistratura ed ogni suo intervento (anche riservato, ma poi reso noto come a luglio scorso) potrebbe essere letto come una ingerenza nei confronti del lavoro della procura di Catania. Non dimentichiamo che il presidente della Repubblica è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura. Ma, cosa ancora più seria, un suo intervento per favorire la scesa dalla nave dei migranti potrebbe provocare, come fatto intendere da Salvini, le dimissioni di un ministro degli Interni che si direbbe scavalcato nelle sue prerogative. La minaccia è certamente politica e fa parte sicuramente di una strategia del leader leghista e se veramente dovesse realizzarsi si avrebbe con ogni probabilità un pericoloso effetto domino, con altri ministri che seguirebbero il ‘capo’ e con la inevitabile caduta dell’esecutivo.

La posizione assunta da Salvini è evidente come renda difficile una mediazione di Mattarella, che non vuole intestarsi crisi di governo o aver provocato scontri istituzionali. Anche perché, come ha lasciato intendere in più di una occasione, la politica migratoria è responsabilità del governo. In ogni caso il capo dello Stato auspica ovviamente una via d’uscita – anche se le reiterate frasi minacciose di Salvini non rendono la questione di facile soluzione – che passi anche per l’Unione europea, con Bruxelles che superi le regole di Dublino facendo diventare una consuetudine la redistribuzione su tutto il territorio comunitario dei migranti che arrivano in Italia, in Grecia, a Malta, in Spagna. Da più parti la politica chiede un intervento del capo dello Stato (magari, come in passato, attraverso il premier Conte) ma per il momento, come dicevamo, il Quirinale è impenetrabile. L’unica cosa certa è che la vicenda non potrà andare avanti per ancora molto tempo.

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