Migranti e nazionalizzazione Stx-Fincantieri, gelo Gentiloni-Macron

Migranti e nazionalizzazione Stx-Fincantieri, gelo Gentiloni-Macron
Paolo Gentiloni
27 luglio 2017

La luna di miele con Emmanuel Macron pare già finita. In tre giorni tra il presidente francese e il governo italiano, al di là delle rassicurazioni ufficiali, è calato il gelo. L’iniziativa di martedì dell’incontro, a Parigi, tra il presidente libico al-Sarraj e il generale Haftar era stata commentata con il consueto fair play dal premier Paolo Gentiloni. Ma oggi Parigi ha alzato il tiro. Ancora sulla Libia, con l’annuncio (poi parzialmente ridimensionato) di voler creare hot spot per il controllo dei migranti nel Paese africano, poi con la “bomba” della nazionalizzazione di Stx per “difendere gli interessi strategici della Francia” contro l’operazione di acquisizione da parte di Fincantieri, che in borsa ha ceduto il 2,61%. L’obiettivo del governo francese è quello di arrivare a un assetto paritetico del capitale, proposta già respinta da Roma. Nel pomeriggio Macron ha telefonato a Gentiloni per un chiarimento proprio sulle questioni della Libia e di Stx-Fincantieri. Un colloquio che fonti di Palazzo Chigi definiscono “cordiale”. Ma questa mattina neppure il presidente del Consiglio, pur nel suo modo soft, era riuscito a nascondere l’irritazione per la gestione della crisi libica. Dopo aver incontrato il leader della Spd tedesca Martin Schulz a Palazzo Chigi, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sul progetto di hot spot francesi, Gentiloni ha sottolineato che “noi stiamo alla nostra agenda” che prevede di “rafforzare la capacità di controllo delle autorità locali, riconciliare le diverse forze del Paese, avere attraverso Unhcr e Oim la possibilità di accogliere migranti, di decidere i rimpatri per quelli che sono necessari, di dare asilo a quelli a cui è possibile dare asilo”. “Tutte le iniziative di altri Paesi europei che sostengano questa agenda sono benvenuti”, ha aggiunto. Il messaggio, dunque, sembra essere: la Francia non creda di poter agire da sola, “scavalcando” l’Italia, che è stato, ha rivendicato il premier, “il Paese più impegnato a promuovere la stabilizzazione della Libia”.

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Messaggio che Parigi ha colto con una parziale marcia indietro nel pomeriggio, sottolineando che al momento non ci sono “le condizioni di sicurezza” per creare le strutture. Sulla questione Fincantieri-Stx Gentiloni ufficialmente tace ma la risposta del governo è molto dura. Già stamani il ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva ammonito l’Eliseo che “non accettiamo ultimatum”. Poi, nel pomeriggio, è arrivata la reazione dei ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda. “Riteniamo grave e incomprensibile – hanno scritto in una nota – la decisione del governo francese di non dare seguito ad accordi già conclusi”. I due ministri respingono quindi l’idea di una proprietà al 50-50 con i francesi. “Riteniamo che a fronte degli impegni già assunti da Fincantieri a tutela degli interessi francesi non sussista alcun motivo – affermano Padoan e Calenda – perché la società italiana, leader del settore, non possa detenere la maggioranza di Stx, società fino ad oggi sotto controllo di un gruppo coreano per i due terzi del capitale sociale. Riceveremo il ministro Le Maire martedì prossimo a Roma e ascolteremo la proposta del Governo francese partendo da questo punto saldo”. Su Stx-Fincantieri e i rapporti con la Francia l’opposizione va all’attacco con Renato Brunetta (Fi), secondo cui “la sinistra non è in grado di difendere i nostri asset”, e Fdi che chiede di “sospendere tutte le partnership italo-francesi”. Ma anche il Pd critica la scelta di Macron. “Ci auguriamo – ha detto il capogruppo alla Camera Ettore Rosato – che la nazionalizzazione temporanea di Stx sia la premessa per una soluzione positiva sul futuro dei cantieri navali di Sante Nazare e della loro acquisizione da parte di Fincantieri. Sarebbe infatti davvero difficile accettare il principio che i francesi possano venire a fare affari in Italia e che la reciprocità non fosse garantita”.

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