Minaccia “2019 PDC”, rischio d’impatto di asteroidi. Scienziati mondiali a confronto

2 maggio 2019

La minaccia si chiama 2019 PDC ed è un asteroide con un diametro tra i 100 e i 300 metri, scoperto il 26 marzo 2019 a circa 60 milioni di Km dalla Terra e che, secondo i calcoli, ha un’altissima probabilità di colpire il nostro pianeta il 29 aprile del 2027; un impatto devastante, che potenzialmente potrebbe causare l’estinzione di diverse forme di vita, genere umano compreso. Sia ben chiaro da subito, nulla di tutto questo è vero. Si tratta solo di uno scenario ipotetico, oggetto di una conferenza sulla difesa planetaria contro il possibile impatto dei cosiddetti Neo (Near Earth object), corpi celesti vicini alla Terra che potrebbero diventare potenzialmente pericolosi, organizzata dall’International Academy of Astronautics a College Park in Maryland, negli Stati Uniti, dal 29 aprile al 3 maggio 2019, con la partecipazione dei rappresentanti delle agenzie spaziali di tutto il mondo.

“Dobbiamo essere sicuri che la gente capisca che questo non è Hollywood, non si tratta di cinema- ha detto l’amministratore della Nasa, Jim Bridenstine, nel corso del suo intervento – questo è un modo di proteggere l’unico pianeta conosciuto che, per quanto ne sappiamo al momento, è in grado di ospitare la vita: il pianeta Terra”. La conferenza biennale riunisce esperti mondiali per discutere della minaccia alla Terra rappresentata da asteroidi e comete e di tutte le azioni che potrebbero essere adottate per deviare un oggetto minaccioso. Progetti ai quali lavorano anche scienziati italiani tra cui Andrea Milani dell’università di Pisa scomparso nel novembre 2018. Così ne aveva parlato nel corso di una intervista ad askanews Camilla Colombo, ricercatrice del Politecnico di Milano.

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“Li andiamo non a distruggere ma più che altro a cambiare la loro rotta – ha spiegato – se nel futuro un asteroide sarà in rotta di collisione con la terra, semplicemente andiamo con un satellite a dare una piccola spinta a questa roccia spaziale, per modificare la sua orbita ed evitare l’incidente con la Terra”. Uno dei progetti italiani in fase di studio è il LiciaCUBE di Asi e Argotec che documenterà l’impatto con l’asteroide doppio Dydimos della sonda Nasa Dart proprio allo scopo di validare il modello e capire se la pratica corrisponde effettivamente alla teoria. Nel 2013 a Chelyabinsk in Russia un meteorite è esploso in cielo a circa 55 km d’altezza, sprigionando un’energia 30 volte superiore alla bomba atomica di Hiroshima e un’onda d’urto che ha causato molti danni alle abitazioni e il ferimento di 1400 persone. Aveva solo una ventina di metri di diametro. Un asteroide da 300 metri di diametro, come quello dello scenario ipotizzato alla conferenza potrebbe letteralmente distruggere ogni forma di vita sul pianeta, ecco perché è importante essere in grado di individuare e se necessario neutralizzare le potenziali minacce.

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