Mondiali, al tavolo finale un poker di tradizione

7 luglio 2014

Brasile-Germania e Argentina-Olanda: due semifinali ricche di storia I tedeschi fanno tremare i verdeoro, gli Orange a caccia di una rivincita

Ha camminato a lungo sull’orlo del baratro, la Vecchia Europa, ha rischiato di mettere nello stesso unico paniere tutte le uova rimaste a disposizione del Vecchio Continente. C’è voluta una alzata d’ingegno di Van Gaal degna del suo omologo dei fumetti, il saggio Ciccio di Nonna Papera. A tempo quasi scaduto, mentre non si schiodava lo zero a zero con la Costa Rica, il tecnico olandese ha mandato in campo il secondo portiere. Krul si era dimostrato in passato più abile rispetto a Cillessen nel neutralizzatore di tiri dal dischetto. E così, al momento di far valere il decisivo fattore dell’esperienza, è stata l’Olanda a passare, riportando in equilibrio le forze tra il Vecchio e il Nuovo Mondo alla vigilia del penultimo atto che, tra domani e mercoledì sera, disegnerà le due finaliste del ventesimo mondiale calcio.

La concomitanza di risultati ha prodotto un effetto di incroci devastanti. La partita dai connotati più innocenti diventa così quella tra Brasile e Germania, da molti considerata come una finale anticipata. La cosa più significativa è che in semifinale si ritrovano di fronte Argentina e Olanda, assidue protagoniste di sfide all’ultimo sangue da trent’anni a questa parte. Gli olandesi non sono all’altezza della gloria degli anni migliori, ma la loro sete di vendetta rimane tuttora inappagata. A Buenos Aires nel 1978 un infame arbitraggio dell’italiano Gonella aveva regalato prestigio e popolarità a Videla e ai suoi complici assassini in tribuna d’onore. Non andò a buon fine il primo tentativo di rivalsa degli Orange nella finale del 1986 all’Azteca di Città del Messico. Allenatore di quella Argentina era il mio vecchio amico Carlos Bilardo, un bravissimo medico altrettanto capace stratega calcistico.

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L’Argentina di Sabella ha molti riferimenti con i campioni del Messico. Avare concessioni allo spettacolo, ma grande senso pratico e capacità di sfruttare ogni minimo risvolto favorevole. E questo dopo avere perduto Di Maria, il giocatore più determinante insieme con Leo Messi per il camino dei sudamericani. Torna dunque in equilibrio la deriva dei continenti. Non è escluso che finalmente una rappresentante della storia calcistica europea riesca nell’impressa finora mai riuscita della conquista di un titolo sul continente Nuovo. La promozione dell’Argentina rappresenta una brutta delusione per l’Europa. Sul Belgio si erano puntate molte attenzioni, molte speranze, ma Wilmots non è stato migliore sul piano della personalità rispetto ai suoi teneri interpreti, naufragati quasi senza opporre resistenza.

Se Argentina-Olanda investe una parte enorme nella storia recente del calcio internazionale, la sfida di Belo Horizonte è pero da considerare l’atto più importante di questo penultimo turno del Mondiale. Ha logicamente turbato la vigilia il terribile incidente che ha cancellato dalla Coppa del Mondo Neymar, uno degli interpreti più applauditi e attesi. Il Brasile, al quale Scolari non è per ora riuscito a regalare una identità precisa, non può dunque sperare di risolvere tutti suoi problemi con l’impennata di un campione che per ora aveva trascinato la Seleçao. Ma ci sarà un problema forse più grave per i verde-oro, perché dovrà rimanersene in tribuna lo squalificato Thiago Silva, risolutivo nella sfida con la Colombia, sia in difesa, sia in attacco. La Germania potrà contare sull’intera forza d’urto della sua cavalleria pesante a cominciare da Hummels, decisivo nelle ultime due uscite. Mai la Germania, in questi ventiquattro anni che la separano dall’ultimo titolo iridato vinto a Roma, è stata così vicina a un nuovo trionfo troppo lungamente atteso. Difficile capire adesso quale potrà essere l’atto finale: si è già detto che potrebbe trattarsi di un dejà vu se restassero in vita Germania e Olanda, ma anche uno scontro tutto americano potrebbe accendere l’entusiasmo di tutto il Nuovo continente. (Il Tempo)

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