Morta nel trolley, dichiarazione choc di mamma Katerina: “Non sono riuscita a salvarla”

Morta nel trolley, dichiarazione choc di mamma Katerina: “Non sono riuscita a salvarla”
6 aprile 2017

Dice di essere pronta a tornare in Italia dalla Russia e a spiegare quella infinita disperazione che l’ha portata prima a vegliare una settimana il cadavere della figlia, morta di fame a causa dell’anoressia, e poi a chiudere il suo corpo in una valigia gettata in mare, ritrovata a Rimini il 15 marzo scorso. E’ attesa in procura, tra oggi e domani, la madre di Katerina Latkionova, 27 anni (foto), badante saltuaria in una famiglia riminese, le cui confidenze sono state prima raccolte da un’amico e ora affidate ad un legale, nell’attesa che l’intera storia venga chiarita davanti alle autorita’riminesi. La donna, che dovrebbe arrivare in aeroporto a Bologna, rischia un’incriminazione per omissione di soccorso e distruzione di cadavere, quantomeno tentata. Ma la sua e’ una storia di disperazione, che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire interrogando tutte le persone che hanno avuto a che fare con la malattia della bella Katerina, poi rimasta sola a combatterla chiusa in una stanza dell’appartamento in centro a Rimini, che divideva con la mamma.

“Ho cercato in tutti i modi di salvarla ma non ci sono riuscita”: queste le poche parole che madre della giovane, una badante di 48 anni, ha riferito al suo difensore, avvocato Mario Scarpa, durante un brevissimo colloquio telefonico avuto con la donna, dove ha annunciato la sua intenzione di rientrare in Italia per chiarire la sua posizione. Sullo sfondo, anche le scarse possibilita’ economiche della donna per poter curare la figlia, che l’avrebbero portata alla disperazione. “Al di la’ dell’aspetto macabro- riferisce il legale – dietro a questa vicenda c’e’ una storia di grandissima sofferenza e devastazione che ha fatto vacillare la salute mentale della madre della ragazza”. Investigatori ed inquirenti sono al lavoro per chiarire se ci sia stato il coinvolgimento o meno di altre persone, se la madre possa essere stata suggestionata da qualcuno, oppure se abbia agito solo nella disperazione di non saper cosa fare dopo aver vegliato la figlia morta per giorni. Intanto sono in corso interrogatori della polizia di Rimini per ricostruire medici e strutture sanitarie che hanno incrociato la ragazza colpita da anoressia. Quando arrivo’ in Italia per la seconda volta, nel luglio 2015, fu ricoverata per dieci giorni in ospedale e le furono riscontrati i sintomi della malattia; dimessa, fu consigliata di andare al Simap, dove vengono seguite anche le malattie di origine psichiatrica, ma lei non ci e’ ma andata. Sembra che sia rivolta a un clinica privata di Riccione, venendo poi seguita da un primo medico di base – una donna che la polizia sta tuttora cercando – poi ad un altro medico di base, che ha pero’ riferito di non averla mai vista. Il corpo della ragazza, dopo l’identificazione, e’ a disposizione dell’ambasciata russa che decidera’ su un eventuale rimpatrio.

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