Mozione sfiducia contro Zingaretti, boomerang per centrodestra

Mozione sfiducia contro Zingaretti, boomerang per centrodestra
Il governatore del Lazio e aspirante segretario Pd, Nicola Zingaretti
1 dicembre 2018

La mozione “boomerang”. Sarà ricordata così alla Pisana la mozione di sfiducia contro il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, voluta dal centrodestra, mozione che non solo non è riuscita a “sfilare” al governatore la poltrona, ma ha sortito l’effetto opposto: spaccare il centrodestra che potrebbe cambiare aspetto e forma nelle prossime ore. Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo a quanto è andato in scena questa mattina in aula al Consiglio regionale del Lazio.

La seduta si è aperta in orario, presenti tutti i consiglieri 5stelle, la maggioranza compatta, ma qualche vuoto preoccupante si notava sui banchi del centrodestra. Assenti Enrico Cavallari eletto a marzo tra le fila della Lega ed oggi nel Gruppo Misto, componente del “Patto d’Aula” un’intesa che da qualche mese consente a Zingaretti di avere la maggioranza in Consiglio. Il forfait di Cavallari era stato ampiamente annunciato ed era noto, lo aveva comunicato lui stesso con un comunicato stampa. Altro assente molto nominato in aula Pasquale Ciacciarelli di Forza Italia in volo per una missione in Scozia, infine terzo “assente” Sergio Pirozzi, che in realtà ha partecipato alla discussione ed è intervenuto sottolineando l’inutilità della mozione nata male e poi ha salutato i consiglieri per partire, direzione Puglia “per raccontare che la regione Lazio ha votato all’unanimità una legge per la prevenzione sismica” ha spiegato.

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La discussione ha preso il via con gli interventi del centrodestra e ad animarla è stata Laura Cartaginese di Forza Italia. Un discorso breve ma dirompente. “Ho ritenuto di non firmare la sfiducia perché non ci sono i presupposti e dopo nove mesi sarebbe solo un danno grave per la nostra regione” ha detto, spaccando il suo partito: “in quest’aula che il mio capogruppo Antonello Aurigemma non mi rappresenterà più”. I conti così tornano ma a favore di Zingaretti e il risultato è presto servito: 22 voti a favore della mozione di sfiducia, 26 contro la sfiducia, presenti in aula 48 consiglieri su un totale di 51. Inutili i 10 voti dei 5stelle che nei giorni scorsi avevano deciso di non presentarsi per poi cambiare idea su appello di Grillo. Riepilogando i sì alla sfiducia, 3 voti sono di FdI, altri 3 della Lega, poi Stefano Parisi e Roberta Angelilli e poi Maselli, un altro sì da Giuseppe Cangemi, fuori da FI e per ora nel gruppo misto, 10 dei 5stelle e poi Forza Italia ormai spaccata con i sì solo di Giuseppe Simeone e del capogruppo Antonello Aurigemma.

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La mozione che doveva detronizzare Zingaretti è tornata indietro come un boomerang colpendo il centrodestra e spaccando Forza Italia. E tra i litiganti, il soddisfatto è Zingaretti: “la mozione di sfiducia ha ottenuto 26 voti contrari, è un dato politico di grandissima novità, anche perché il ventiseiesimo voto non viene da chi ha sottoscritto il patto d’aula. Quindi, in realtà oggi si è determinata, in consiglio regionale una novità di carattere politico molto significativa che stabilizza e rafforza il lavoro del patto d’aula di sviluppo della nostra iniziativa amministrativa ancora più forte” ha detto facendo così scendere il sipario sull’affaire sfiducia.

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