Musica contro l’Isis, 25 rifugiate suonano a Erbil

13 gennaio 2019

La liberta’ danza al ritmo di mani che martellano un tamburo, e raccontano la fuga dall’Isis di venticinque donne cristiane, provenienti da Siria e Iraq, che oggi cercano di ricostruire la propria identita’ anche attraverso la musica. A dirigerle e’ Karim Wasfi, il violoncellista iracheno, che ha suonato spesso perfino tra le macerie del proprio paese. “Siamo arrivate qui come rifugiate”, racconta all’AGI Lina, 39 anni, fuggita dalla Siria quattro anni fa.

“Lasciavo il mio paese per la prima volta – aggiunge, apprestandosi a suonare con le altre nel suo primo concerto che si e’ tenuto l’11 gennaio scorso in un elegante hotel a Erbil, nel Kurdistan iracheno- e mi chiamavano ‘rifugiata’. E’ un termine duro, ma con questo progetto sento di appartenere a qualunque paese. Sono un essere umano, dopo tutto”. Madre di due ragazze adolescenti, Lina e’ arrivata in Kurdistan passando dal Libano. A Erbil, in attesa di un visto per l’Australia, il tempo passa lentamente, aspettando che le figlie tornino da scuola. Scoprire la musica ha scosso la monotonia, riempiendo le sue giornate. “Ho l’impressione di essere di nuovo qualcuno in questo mondo”, le fa eco Silvia, ex contabile siriana, 40 anni che sembrano 30 e un’energia impetuosa. “Ho ritrovato la fiducia in me stessa e abbiamo offerto qualcosa di molto bello al pubblico”, dice risoluta, quasi dura malgrado il sorriso contagioso. Scuotendo i lunghi ricci castani, Silvia rifiuta di essere filmata, interrompe il traduttore in arabo per rivolgersi a noi in inglese prima e in francese poi. “Quand tu veux, tu peux”.

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Quando si vuole, si puo’. Aiutato da cinque musicisti professionisti iracheni, Karim Wasfi ha insegnato musica per piu’ di due mesi a Lina, Silvia e tante altre, nessuna delle quali aveva mai suonato. La musica e’ stata una panacea: “Attraverso l’improvvisazione abbiamo cercato di curare i traumi, suonando insieme abbiamo superato le differenze culturali e ideologiche”, spiega l’artista circondato dai suoi colleghi. Tra loro c’e’ Yousef, percussionista e maestro di musica originario di Baghdad, che ricorda con ammirazione i pomeriggi passati con le musiciste neofite. “Ci esercitavamo tutti i giorni – ricorda – anche per cinque ore di fila. E quando proponevo una pausa, mi rispondevano di no”.

Giorno dopo giorno, la costruzione di un rapporto di fiducia ha permesso alle allieve di vincere la timidezza e accettare di lavorare insieme con i maestri. Il risultato e’ stato un concerto travolgente, una trama di melodie orientali e percussioni di ogni genere, tenuita insieme dal violoncello di Wasfi, che usa la musica come “un’arma contro il radicalismo”. Ex direttore dell’Orchestra Nazionale Sinfonica irachena, Wasfi e’ diventato famoso a livello internazionale anche per aver suonato sulle rovine di Mosul dopo la disfatta dell’ISIS. Prima ancora, quando nel 2015 un attacco suicida aveva devastato un quartiere di Baghdad, la sua citta’ d’origine, quest’uomo imponente che molti chiamano semplicemente “Maestro” aveva improvvisato un’esibizione sul luogo dell’esplosione. “La musica – dice – e’ un bisogno primario, come l’acqua o il cibo”.

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