Nairobi, la moda propone una modalità di riscatto sociale

25 luglio 2014

È a Nairobi che si trova il cuore di Ethical Fashion Africa, organizzazione no profit nata grazie a un impegno congiunto delle Nazioni Unite e della World Trade Organization per consentire a comunità marginalizzate di mettersi in contatto con distributori e grandi case di moda internazionali come Fendi, Vivienne Westwood e Stella McCartney. Lo slogan è semplice ed efficace, “Nessuna carità, solo lavoro” e evidenzia come l’iniziativa sia costruita sulla base di un mutuo beneficio, come sottolinea Arancha Gonz lez, responsabile del progetto. “Commercio, attività economiche e mercati possono convivere con lo sviluppo umano, con lo sviluppo dell’economia femminile, con la riduzione della povertà. E questo l’industria della moda lo ha capito”. La scommessa è coniugare profitto e modalità di lavoro socialmente sostenibili ricevendo commesse dai designer di moda e fornendo l’addestramento e l’organizzazione necessari per produrre a livello locale borse, gioielli e tessuti. Come spiega Simone Cipriani, responsabile della formazione di Ethical Fashion Africa. “Parliamo di moda responsabile come se fosse un segmento specifico della moda. Ma non è così, è la moda. La moda, tra qualche anno sarà tutta organizzata così. È come le auto ibride, quelle elettriche. Non è l’auto di oggi, ma sarà quella di domani”. (Immagini Afp)

 

 

 

[sz-youtube url=”http://youtu.be/jMX9x9gUHYw” /]

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi anche:
Pensioni, oltre la metà ha un importo mensile sotto i 750 euro
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti