Napolitano-Renzi, spinta su riforme e acqua su fuoco elezioni

Napolitano-Renzi, spinta su riforme e acqua su fuoco elezioni
26 novembre 2014

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tenta di accelerare ancora una volta il processo delle riforme, pungolando nuovamente i partiti attraverso il premier Matteo Renzi. E’ quanto emerge dall’incontro (e ancor più dalla breve ma significativa nota emessa dopo il colloquio) che questa mattina al Colle il Capo dello Stato ha avuto con il presidente del Consiglio e con il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi (foto). Un incontro dai toni distesi, come emerge dalla nota, nella quale i richiami alle riforme in cantiere (legge elettorale e nuovo Senato) e ad una possibile e auspicata condivisione da parte delle forze politiche lascia intendere come il senso del colloquio sia stato quello (da parte di Presidente e premier) di rassicurare sulla durata della legislatura. Buttando acqua sul fuoco delle esasperazioni di questi gioni, nate dopo gli esiti delle elezioni regionali di domenica scorsa.

La sollecitazione sulle riforme con ogni probablità da alcuni sarà interpretata come un atto legato alle voci (che tali rimangono fino ad ora) di un possibile ritiro del presidente nelle prossime settimane. Ma che, ragionando non di fantapolitica ma di realtà, sembra invece essere più legata, come si diceva, alle difficoltà che a vario titolo stanno attraversando i due alleati nel processo riformatore, Pd e Forza Italia. Formazioni politiche reduci dai risultati (diversi ovviamente, i Democratici hanno comunque vinto e gli azzurri decisamente perso) in chiaroscuro delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria.

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Fibrillazioni, quelle nate dopo le consultazioni di domenica, che potrebbero avere come conseguenza un freno alle riforme. In particolare a due ‘novazioni’ già avanti nel loro iter parlamentare: la riforme elettorale e la riforma del Senato. Ecco allora che il Capo dello Stato, impegnatosi da sempre in prima persona e ancor più al momento dell’avvio del secondo mandato nel pungolare i partiti a portare a termine le riforme, preme nuovamente sull’acceleratore e richiama (e rassicura nello stesso tempo, insieme a Renzi) di fatto all’ordine la politica.

Il comunicato non lascia dubbi sull’attenzione del Capo dello Stato e del premier verso l’argomento. “Durante il colloquio di stamattina – recita la nota – è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l’iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame – legge elettorale e legge costituzionale per la riforma del bicameralismo paritario – i quali sono incardinati per la seconda lettura”.

Un modo per definire da parte di Renzi il percorso da seguire, soprattutto nella tempistica laddove si fa notare come i due provvedimenti siano già avanti nell’esame delle due Camere (riforma del Senato, approvata da Palazzo Madama in prima lettura e ora alla Camera; nuova legge elettorale, approvata da Montecitorio e ora al Senato) e che quindi possano andare avanti celermente nei prossimi mesi. Lasciando così far intendere, appunto, che le elezioni non sono alle porte. Il comunicato conclude: “Un percorso che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali”.

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Anche qui il messaggio sembra essere chiaro e rivolto ai partiti, verso i quali si dà assicurazione che verranno tenute in considerazione le loro esigenze (anche di fronte ai propri elettorati) e della necessità di fare riforme equilibrate coprendo un arco politico il più ampio possibile. Insomma, ancora un intervento deciso di Napolitano sulle riforme (in convergenza con il premier) e su quello che queste possono rappresentare per il futuro del Paese. Un futuro che il Capo dello Stato vuole sia ben disegnato quando arriverà il momento (per altro detto chiaramente nel suo secondo discorso di insediamento) di passare la mano, prima della fine del settennato, al suo successore.

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