Nasce nel Sinai alleanza tribù anti-Isis, al rogo un jihadista. E il Papa arriva in Egitto

Nasce nel Sinai alleanza tribù anti-Isis, al rogo un jihadista. E il Papa arriva in Egitto
28 aprile 2017

Nel Sinai egiziano è nata una alleanza tra tribù che ha come obbiettivo “la bonifica” della penisola di tutti i jihadisti dello Stato Islamico (Isis); l’annuncio è stato dato a poche ore dall’arrivo di Papa Francesco sulle rive del Nilo in una storica visita all’Egitto. Lo tv satellitare al Arabiya ha diffuso anche un video nel quale esponenti tribali locali mandano al rogo un uomo indicato come “un capo jihadista che aveva” bruciato un membro della stessa tribù. “Le tribù di Al Turabiun e quelle di al Sawarkah e al Marmillah si sono messe d’accordo per bonificare, in coordinamento con l’esercito, ogni angolo del Sinai dagli elementi dell’Isis”, ha detto all’emittente panaraba un capo tribale, lo sceicco Ibrahim al Ajrani. “La proclamazione dell’alleanza avverrà nei prossimi giorni e sarà guidata dallo sceicco Abdul Majid al Mani’i per dare la caccia ai terroristi ed eliminarli”, ha aggiunto. Una fonte tribale, riferendosi al video del rogo di un jihadista ha detto: “L’uomo bruciato è uno dei più importanti dei capi dell’organizzazione (nel Sinai) è stato individuato e catturato da figli della nostra tribù i quali si sono subito vendicati di lui per avere in passato mandato al rogo un nostro uomo che si chiama al Nahal oltre ad altri due civili e un maggiore della polizia”. “Il turno degli altri elementi dell’Isis che conosciamo bene dove si trovano, arriverà: il loro rogo è in arrivo”, ha aggiunto, dietro condizioni di anonimato.

Nei giorni scorsi, jihadisti dell’Isis avevano bruciato una sede della tribù di al Turabiun nella città di Rafah non prima di aver portato via un veicolo carico di sigarette appartenenti ad uno dei membri del clan. Alla luce dell’indebolimento e delle difficoltà sul terreno , come in Iraq e Siria, l’Isis secondo molti analisti avrebbe eletto la penisola egiziana – dove conta su uno dei suoi rami più letali – come suo ultimo rifugio. Conosciuto come la “Provincia del Sinai”, la filiale dell’Isis da tre anni ha intrapreso una feroce guerra contro le forze egiziane, uccidendo centinaia di soldati e poliziotti. Negli ultimi tempi i jihadisti hanno concentrato i loro attacchi contro la popolazione locale, in particolare quella di fede cristiana. Lo scorso febbraio era stato diffuso un video in cui l’Isis indicava nei copti la “preda favorita” aggiungendo e ammoniva che l’attentato del dicembre scorso a una chiesa del Cairo con 27 morti era “solo l’inizio” della persecuzione di questi “infedeli”. Pochi giorni dopo ad Arish, nel nord della penisola, due copti – padre e figlio – erano stati trovati uccisi a colpi di arma da fuoco e uno dei due corpi era stato dato alle fiamme. E meno di tre settimane fa, nella domenica delle Palme, gli attacchi a due chiese copte, con decine e decine di morti.

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