Nasce “No blocco stipendi e taglio pensioni”

22 agosto 2014

Parte dalla Sicilia, su iniziativa di associazioni, dipendenti pubblici e pensionati, la costituzione dei Comitati ‘No blocco stipendi pubblici e taglio pensioni’. Lo rende noto il Codacons. Lo scopo dei Comitati, spiega l’associazione dei consumatori, e’ di “protestare contro il blocco biennale degli stipendi dei dipendenti pubblici, attualmente allo studio del Governo e contro qualsiasi taglio alle pensioni per reperire risorse, provvedimenti inaccettabili e abnormi, che finiranno per pesare enormemente sul ceto medio e sull’economia italiana”. “Dal 2010 i dipendenti statali subiscono il peso della crisi in corso attraverso il blocco dei rinnovi contrattuali – afferma Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons -. Prorogare di due anni tale misura vuol dire impoverire ulteriormente oltre 3,3 milioni di cittadini, con conseguenze pesanti sui consumi gia’ al minimo storico, ed effetti economici negativi per l’intera economia. Se il Governo Renzi decidera’ di prolungare il blocco degli stipendi – continua Tanasi – sara’ inevitabile un ricorso al Tar del Lazio, considerato che gli interventi per reperire risorse e applicare tagli di spesa peserebbero ingiustamente su una sola categoria di cittadini”.

Il Codacons minaccia azioni legali anche sul fronte pensioni. “Qualsiasi intervento sulle pensioni sarebbe illegittimo e, in quanto tale, darebbe vita ad una raffica di azioni legali da parte dei soggetti danneggiati. Misure di tale tipo violerebbero i diritti acquisiti di milioni di cittadini – prosegue Tanasi – e rappresenterebbero una illegittimita’ sul fronte patrimoniale, considerato lo sforzo contributivo sostenuto dai lavoratori nel corso degli anni. Per tale motivo il Governo deve abbandonare qualsiasi idea di intervento sulle pensioni, che porterebbe il Codacons a patrocinare una serie di ricorsi collettivi contro lo Stato da parte dei pensionati italiani. Il premier Renzi deve mettere definitivamente la parola fine a questo ‘tormentone estivo’, perche’ le voci che si rincorrono sull’argomento rischiano di portare i cittadini a ridurre ulteriormente i consumi gia’ in drastico calo”, conclude Tanasi.

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