Navalny avvelenato? Si allunga la serie, la cautela del Cremlino

Navalny avvelenato? Si allunga la serie, la cautela del Cremlino
Alexei Navalny
21 agosto 2020

L’oppositore russo Alexei Navalny sarà portato in Germania per ricevere le cure necessarie. L’annuncio arriva dalla Ong tedesca Cinema for Peace, che invia in Russia un aereo-ambulanza con equipaggiamento e specialisti medici. Un’operazione che avrebbe avuto anche il supporto di Angela Merkel ed Emanuel Macron. Navalny è in ospedale in Siberia per un sospetto avvelenamento. Le sue condizioni sono gravi ed è in coma. Era in aereo diretto a Mosca quando si è sentito male. Dopo un atterraggio di emergenza a Omsk, è stato trasferito in ospedale. Francia e Germania hanno offerto aiuto e asilo anche alla famiglia. Aleksey Navalny versa in condizioni gravi, ma stabili, sostenuto da ventilazione polmonare e accompagnato dagli auguri di “pronta guarigione” di Vladimir Putin. Il Cremlino non avalla nessuna teoria sul malore del capo carismatico dell’opposizione – l’avvelenamento “è solo una teoria” per ora, dice il portavoce Dmitri Peskov – ma teme conseguenze pesanti dalla vicenda, in Russia e non solo.

Secondo l’entourage dell’avvocato blogger, che resta l’unica figura carismatica del fronte anti-Putin, non c’è dubbio: Navalny è stato avvelenato, probabilmente nel bar dell’aeroporto di Tomsk, in Siberia, dove stamattina ha bevuto un tè, prima di imbarcarsi. Si è sentito male poco dopo il decollo di un volo per Mosca e l’aereo è stato costretto a un atterraggio d’emergenza a Omsk, Siberia sud-occidentale, dove è stato ricoverato in coma. Inizialmente si era parlato di coma indotto, poi il ministero della Sanità locale ha precisato: coma naturale.  L’addetta stampa di Navalny, Kira Yarmish, si è detta certa che dietro la vicenda c’è chi vuole fermare la campagna elettorale dell’opposizione extraparlamentare nelle regioni russe, in vista delle elezioni del 13 settembre in una trentina di soggetti della Federazione. In particolare, a Novosibirsk il coordinatore locale del movimento di Navalny, Sergey Bojko, capeggia una coalizione di 34 candidati decisi a mettere fuori gioco il partito governativo Russia Unita. Navalny ha candidati di spicco anche a Tomsk, dove secondo il sito Taiga.onfo, ha girato una video-inchiesta su alcuni deputati di Russia Unita e relativi affari di corruzione.

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Navalny, che aveva denunciato l’anno scorso un tentativo di avvelenamento, allunga una inquietante catena di casi in cui sostanze velenose o comunque tossiche vengono usate contro esponenti dell’opposizione o personaggi scomodi: è accaduto all’attivista e giornalista Vladimir Kara-Murza ben tre volte, nel 2006 all’ex agente dei servizi segreti russi Aleksander Litvinenko, nel 2018 è la volta di un ex agente dei servizi segreti militari Sergey Skripal con la figlia Yulia e sempre nel 2018 l’artista e attivista russo-canadese Petr Verzilov conosciuto come portavoce del gruppo Pussy Riot. E soprattutto Anna Politikovskaya, il cui omicidio nel 2006 fu preceduto da un tentativo di avvelenamento nel 2004: la giornalista di Nezavisimaya Gazeta volava verso Beslan, Ossezia del Nord, e dopo aver chiesto e bevuto dell’acqua calda per un tè si sentì male: coma, pressione sanguigna 40 su 20, a un soffio dalla morte. Il caso restò un mistero perché i medici persero il tessuto prelevato dalla bocca di Politkovskaya per un’analisi e la fialetta con il sangue per il test finì incredibilmente in frantumi.

Il Cremlino sa bene che l’avvelenamento di Navalny mette Putin in una situazione complicatissima: per l’opposizione è quantomeno il ‘mandante morale’ del suo nemico politico e la risonanza internazionale del caso rischia di approfondire il muro contro muro con l’Occidente, nel momento in cui la crisi in Bielorussia riaccende nei palazzi del potere moscovita l’incubo di uno simile scenario in Russia. E mentre il leader russo guarda con crescente sospetto la linea dura dell’Ue contro il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, considerata l’inizio di una “inaccettabile ingerenza” che mira a provocare una situazione incontrollabile come in Ucraina nel 2014. Quando il leader filo-russo Viktor Yanukovich fu spodestato dalla piazza e Putin rispose con l’annessione della Crimea.

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