Nazionale day after. Lotti e Renzi: rifondare il calcio. E spunta Veltroni

Nazionale day after. Lotti e Renzi: rifondare il calcio. E spunta Veltroni
Walter Veltroni, ex segretario Pd
14 novembre 2017

“Il calcio italiano va rifondato”. E’ senza appello la sentenza di Matteo Renzi e del ministro dello Sport Luca Lotti, all’indomani del pareggio senza reti di San Siro con la Svezia, che ha condannato la nazionale italiana a saltare i mondiali di calcio del 2018 in Russia. Il day after anima il mondo delle istituzioni non meno di una legge di bilancio. La scena è quella di un centrodestra diviso sul destino del presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, di una polemica fra Lega e Pd, in generale di un profluvio di commenti politici sul caso del giorno. Un ministro, quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda, costretto a tranquillizzare il Paese sui possibili contraccolpi che la diserzione dei mondiali potrà avere sul Pil: “Addirittura? Non credo…”, è la sua lapidaria replica. Per non arlare della polemica sul dopopartita di Raiuno affidato a Fabio Fazio invece che ai giornalisti di Raisport, unica discussione che suscita l’attenzione anche del M5S. Renzi rende omaggio al capitano in lacrime Gigi Buffon: “Anche nella disfatta si vede chi è un uomo vero”. Quanto ai presunti responsabili, il presidente federale Carlo Tavecchio e il commissario tecnico Giampiero Ventura, lo schiaffone di ieri per Renzi impone “a tutto il movimento calcistico una riflessione, in primis al presidente Tavecchio e al ct Ventura”; e Lotti risponde a una domanda sulle possibili dimissioni dei due spiegando che “spetta a loro decidere”. Ma in ogni caso a suo giudizio “è il momento di prendere delle scelte che forse negli anni passati non si è avuto il coraggio di prendere. Questo mondo va fatto ripartire dai settori giovanili fino alla serie A”.

Tavecchio prende tempo, ma è nel mirino soprattutto degli uomini di sport, come Marco Tardelli (“deve andarsene”) e l’ex presidente del Coni Franco Carraro: “Se ipotizzi di rimanere devi dirci esattamente quello che pensi di fare”, dice il parlamentare di Forza Italia. Un altro uomo (anche) di sport è Silvio Berlusconi, uno che al Milan metteva becco anche nel lavoro dell’allenatore, e che con i suoi oggi parla di “federazione da azzerare e formazione sbagliata”. Ma l’alleato Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega, invoca “prudenza e programmazione seria. Fossi in Tavecchio – dice – non mi dimetterei. Se poi a chiederlo è Malagò, allora proprio no”. La Lega parla soprattutto con Matteo Salvini, che scrivendo in un tweet del dopopartita “troppi stranieri in campo, dalle giovanili alla Serie A, e questo è il risultato. STOPINVASIONE (tutto maiuscolo su Twitter, ndr) e più spazio ai ragazzi italiani, anche sui campi di calcio”. A Renzi che gli dà dello “sciacallo”, il segretario leghista risponde – indirettamente – parlando di calcio “solo business” che “fa schifo”, prima di tornare a chiedere “di limitare gli stranieri anche nei campi di calcio”. Ma come se ne esce? Walter Veltroni, esponente politico di un’altra stagione ma ultimamente meno defilato, immagina “conseguenze” e parla di “più grande catastrofe sportiva italiana degli ultimi 60 anni”. Di lui si era parlato recentemente come possibile presidente della Lega calcio. Della Federcalcio dice: “C’è un problema nel calcio italiano che riguarda la gestione, il movimento. Serve un nuovo presidente, un nuovo allenatore. Dopo Del Piero e Totti c’è un problema di fondo del calcio italiano. Manca autorevolezza”. Se non è un’autocandidatura, poco ci manca.

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