Non da canone compensi artisti

Non da canone compensi artisti
6 settembre 2017

La regola e’ che i compensi sopra i 240mila euro annui agli artisti che lavorano per e nella Rai non derivino dal canone di abbonamento. Lo ha detto il vice ministro all’Economia e alle Finanze Enrico Morando nel corso dell’audizione di oggi pomeriggio in commissione di Vigilanza, sottolineando che “il punto di partenza e’ dato dall’esigenza di distinguere nettamente il servizio pubblico universale dai servizi di valore aggiunto. La quota del canone di abbonamento riservata alla Rai e’ utilizzabile esclusivamente per finanziare attivita’ relative al servizio pubblico universale, mentre i servizi di valore aggiunto devono essere finanziati attraverso altre fonti. Questa distinzione e la sua traduzione contabile nella contabilita’ separata di Rai e’ essenziale – ha spiegato Morando – al fine di garantire il principio di parita’ concorrenziale nel settore”. E se la contabilita’ separata da’ conto con precisione delle spese, “sara’ facile sia in sede di bilancio di previsione che di consuntivo verificare se sia stata rispettata la regola che solo le remunerazioni di prestazioni artistiche in quanto finanziate da risorse non rivenienti da canone possono eccedere il tetto di 240mila euro”.

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Il vice ministro ha anche detto “chi stabilisce se si tratti di prestazione artistica o meno?”. La risposta si ricava dal parere venuto nei mesi scorsi dall’Avvocatura dello Stato sulla materia, prima che il Cda decidere e sciogliesse i propri dubbi sul tetto o meno ai 240mila euro per gli artisti: “Sono gli organi gestionali Rai a definirla ‘nella propria autonoma responsabilita’ e nel rispetto dei principi di contabilita’ separata’. Non posso essere io a valutare – ha detto Morando -, e’ materia che non compete al Mef, mentre per l’aspetto secondo cui la prestazione di carattere artistico da’ luogo alla possibilita’/necessita’ per ragioni concorrenziali di superare il tetto, e’ tema di competenza del Mef su cui qualche osservazione va fatta”. Morando ha quindi sostenuto che “e’ necessario che la capacita’ della contabilita’ separata sia ulteriormente migliorata, dando conto delle distinzioni di finanziamento, diversamente la discussione e’ fondata sul pregiudizio. Ad essa sono chiamati gli organi Rai, la Vigilanza e chi e’ preposto al controllo contabile piuttosto che sul giudizio”.

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