Non tutto l’aiuto pubblico va a Paesi poveri. Anche l’Italia si paga i costi degli immigrati

Non tutto l’aiuto pubblico va a Paesi poveri. Anche l’Italia si paga i costi degli immigrati
11 aprile 2017

In occasione della pubblicazione annuale dell`OCSE sull`aiuto pubblico allo sviluppo (APS), Oxfam denuncia come le risorse allocate nel 2016 dai paesi donatori non siano state tutte destinate a sconfiggere povertà e disuguaglianza nei paesi più poveri, perché oltre il 10% di risorse dell`APS a livello globale sono state impiegate all`interno degli Stati donatori per coprire le spese domestiche collegate alla crisi migratoria nei diversi Stati. Le cifre riportate dall`OCSE evidenziano infatti che complessivamente la spesa destinata all`APS sia cresciuta dell`8,9%, raggiungendo nel 2016 l`ammontare di oltre 142 miliardi di dollari. Tuttavia, oltre 15 miliardi di dollari vengono usati dai paesi donatori per sostenere i costi dell`accoglienza dei rifugiati nei loro territori. “Se da un lato è inderogabile il dovere dei paesi di approdo di rispondere ai bisogni e proteggere i diritti dei rifugiati in arrivo sui loro territori, è altrettanto importante che ciò non vada a discapito degli aiuti da destinare per interventi nei paesi più poveri. – dichiara Francesco Petrelli, Senior Advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – A fronte di un aumento complessivo dell`APS a livello globale, dato in sè positivo, è infatti preoccupante la tendenza – ormai dilagante tra i paesi donatori soprattutto europei – di etichettare come APS il denaro speso all`interno dei propri confini per finanziare le procedure di riconoscimento della protezione internazionale dei rifugiati o per negoziare, con i paesi di origine e di transito dei flussi migratori, la concessione di poche risorse destinale allo sviluppo, in cambio di impegni per il controllo delle frontiere attraverso accordi di riammissione e di rimpatrio”.

Alcuni donatori stanno infatti utilizzando queste risorse come merce di scambio nella negoziazione con Stati terzi – e i relativi regimi autoritari che spesso sono al Governo – al fine di rafforzare le misure di controllo delle frontiere e di contenimento dei flussi migratori. “Attraverso questi accordi a “pacchetto” (compact) – continua Petrelli – una quota consistente di risorse rischia di essere impiegata per fini impropri, come la dotazione di strumenti e di personale a paesi terzi per la sicurezza delle frontiere, producendo un processo di vera e propria “securizzazione dell`aiuto”. Riteniamo questa scelta non solo sbagliata ma anche miope, pericolosa e soprattutto priva di efficacia”. Oxfam critica inoltre i paesi donatori per il mancato rispetto dell`impegno ormai pluridecennale di devolvere lo 0,7% del PIL in APS. Ad oggi, solo sei dei trenta Stati Membri dell`OCSE – Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Regno Unito e Germania – hanno mantenuto questa promessa. L`Italia pur essendo ancora molto lontana da questo obiettivo, conferma però un trend positivo di crescita dell`APS, sia in termini assoluti, che percentuali. Dai 4 miliardi di dollari del 2015 ai 4,85 miliardi del 2016, un aumento percentuale di più del 20% che consente al nostro paese di passare dallo 0,22 allo 0,26 della percentuale di APS in rapporto al PIL. Positiva anche l`adesione del nostro Paese all`Indice Internazionale per la Trasparenza dell`Aiuto (IATI) e soprattutto la maggiore concentrazione di risorse destinate all`Africa sub-sahariana, con un incremento di circa il 23% rispetto all`anno precedente.

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In questo quadro rientra l`allocazione di 200 milioni per il cosiddetto “Fondo Africa” presente nella Legge di Bilancio 2017, che produrrà quindi i suoi effetti nel corso dell`anno. Tale stanziamento è oggi limitato ad un solo anno, ed è un classico esempio di un`allocazione episodica di risorse che se non sostenuta nel tempo contraddice i principi di efficacia dello sviluppo. Questo Fondo, infatti, dovrebbe costituire un`occasione per far confluire risorse cruciali in alcuni paesi del continente, a condizione che siano realmente usate per interventi di cooperazione allo sviluppo e non come merce di scambio nella negoziazione con paesi terzi. Il dato più preoccupante, che rischia di vanificare gli aspetti positivi attribuibili ai progressi italiani, è dato dall`ulteriore forte crescita dei costi per i rifugiati che nel 2016 si attestano al 34% dell`intero APS italiano. In termini assoluti si passa da 983 milioni di dollari allocati nel 2015 ad oltre 1,66 miliardi del 2016, pari ad un incremento del 69%. “Come affermato in summit e documenti, sia a livello europeo che internazionale, per una buona e sostenibile gestione dei flussi di rifugiati e migranti è necessario uscire dall`approccio dell`emergenza e incidere sulle cause profonde. – conclude Petrelli – Sappiamo che queste cause sono i conflitti e la guerra, ma anche la povertà, la fame, i cambiamenti climatici che sono alla base del fenomeno delle migrazioni forzate. È su queste cause che bisogna quindi investire realmente per affrontarle e rimuoverle, e dare una risposta reale ai 767 milioni di persone che ancora oggi vivono in estrema povertà. Ecco perché facciamo appello al Comitato Sviluppo dell`OCSE, affiché ridefinisca entro ottobre – così come stabilito – regole chiare, trasparenti e valide per tutti i paesi donatori sulle spese allocabili per la cooperazione e l`aiuto umanitario, non consentendo trucchi contabili o peggio usi inappropriati di queste risorse”.

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