Nordcorea avverte Giappone: “Imminente auto-distruzione”

Nordcorea avverte Giappone: “Imminente auto-distruzione”
31 agosto 2017

Venti di guerra in Oriente. La Corea del Nord ha minacciato Tokyo di una sua “imminente auto-distruzione” per la sua alleanza con gli Usa. Un nuovo avvertimento che arriva dopo l’escalation segnata con il missile balistico lanciato sopra lo spazio aereo giapponese da Pyongyang e la minaccia di arrivare fino all’isola di Guam. L’agenzia di stampa nordcoreana KCNA ha condannato l’ex potenza coloniale: “Il Giappone adesso se ne esce rimboccandosi le maniche sostenendo le mosse del suo padrone contro la DPRK (la Corea del Nord)”. “Il nesso militare” degli alleati è diventato “una seria minaccia” verso la Penisola coreana e il Giappone non è “cosciente” che sta “accelerando la sua autodistruzione”, scrive l’agenzia facendo diretto riferimento alle forze Usa nella base di Hokkaido. Intanto, è scattata una prova di forza di Usa e Corea del Sud in una nuova esercitazione congiunta nei cieli della penisola coreana, a due giorni dall’ultimo lancio di un missile balistico da parte della Corea del Nord, martedi’ scorso, che ha sorvolato i cieli del Giappone. Gli Stati Uniti hanno inviato quattro caccia F-35B dal Giappone e due bombardieri strategici B-1B dalla base navale di Guam, nell’Oceano Pacifico, sopra i cieli della penisola coreana, in un’esercitazione congiunta con Seul, che ha partecipato con quattro caccia F-15K. Nella “manovra combinata senza precedenti”, come la definisce l’agenzia di stampa sud-coreana Yonhap, i mezzi statunitensi e sud-coreani hanno simulato attacchi chirurgici nei confronti di obiettivi nemici al campo di addestramento di Pilseung Range, nella parte nord-orientale della Corea del Sud, non lontano dal confine con il Nord, utilizzando bombe Mk-84, Mk-83 e Gbu-32. L’aeronautica sud-coreana ha definito l’esercitazione congiunta una “operazione di interdizione aerea” che mostra la risolutezza dell’alleanza di Usa e Corea del Sud contro le provocazioni nord-coreane.

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Frattanto, visto che per il momento le sanzioni dell’Onu non sono riuscite a frenare le ambizioni nucleari della Corea del Nord, negli Stati Uniti sono in molti a spingere affinché Washington imponga sanzioni alle banche – soprattutto cinesi – che fanno affari con Pyongyang, anche a costo di creare tensioni con Pechino. Quasi un mese dopo l’approvazione all’unanimità di una risoluzione Onu che avrà un impatto negativo sul regime di Kim Jong Un pari a un miliardo di dollari di mancate esportazioni, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato unanime nel condannare l’ultimo lancio di un missile nordcoreano (quello lanciato martedì e che ha sorvolato il Giappone prima di schiantarsi nel Pacifico). Quella condanna però non è garanzia di nuove sanzioni in arrivo contro la nazione più isolata al mondo. Nelle ultime settimane qualche passo è stato fatto nella direzione su cui Washington sembra volere fare leva nonostante la retorica belligerante del presidente Donald Trump, che martedì aveva detto che “tutte le opzioni sono sul tavolo” e che ieri aveva aggiunto “il dialogo non è la risposta”: il 22 agosto scorso il dipartimento Usa del Tesoro ha sanzionato dieci entità e sei persone in risposta allo sviluppo di armi di distruzione di massa della Corea del Nord. Le sanzioni hanno colpito cinesi e russi, accusati di contribuire al finanziamento e allo sviluppo del programma di Pyongyang. L’amministrazione Trump ha promesso di “aumentare le pressioni su coloro che appoggiano programmi nucleari e balistici”.

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