“Occhio al fattore Montalbano”. Piepoli: “È bonus da 5%”. Davi: “Cognome è brand”

“Occhio al fattore Montalbano”. Piepoli: “È bonus da 5%”. Davi: “Cognome è brand”
Nicola e Luca Zingaretti
28 giugno 2018

Nicola Zingaretti è pronto a candidarsi al congresso del Partito Democratico. E finora, il governatore del Lazio viaggia con il vento in poppa. E non solo sotto l’aspetto politico. Per Zingaretti, essere fratello di Luca, il celeberrimo commissario Montalbano, significa un ‘bonus’ di cinque punti percentuale in termini di consenso popolare.

Parola di sondaggisti che abbiamo interpellato proprio per meglio capire, quanto possa influire su un politico l’avere un cognome famoso. E, nella fattispecie, quello di Luca Zingaretti, tra gli attori più popolari e amati del pubblico televisivo e che è fratello dell’aspirante segretario del Pd. “Nicola Zingaretti è come l’imperatore Claudio”, afferma Nicola Piepoli, secondo cui, “il cognome Zingaretti vale cinque punti percentuali”. Il sondaggista definisce il governatore del Lazio “un filosofo che adotta la tecnica inclusiva”. In altri termini, l’esponente Pd “è uno dei rari animali politici che include”. E spiega: “Nicola Zingaretti, se può farsi un amico, se lo fa con l’obiettivo di fare strada”.

Poi evoca un personaggio “inclusivo” storico. “L’Imperatore Claudio al Senato romano disse – ci racconta Piepoli -: ‘Se noi vogliamo essere grandi e durare nei secoli dobbiamo includere i nostri avversari, considerandoli nostri amici’. Così l’imperatore Claudio ha costruito un impero durato quattro secoli, trasformando i nemici i amici”. Il sondaggista, per motivi professionali, conosce bene il governatore del Lazio. “L’ho visto, in pratica, convincere i suoi amici/nemici dell’estrema sinistra a votarlo”, afferma Piepoli che conclude con una battuta: “Insomma, Nicola Zingaretti ha cominciato a includere nella sua area, prima di tutti, il fratello”. La questione del cognome del governatore del Lazio abbinato alla popolarità del fratello non è una nuova. Ultimamente, è tornata alla ribalta alle scorse elezioni politiche. Quando in piena campagna elettorale, sono state trasmesse alcune puntate del ‘Commissario Montalbano’. C’è chi ha parlato di una mossa della Rai studiata a tavolino. Fatto che ha anche creato alcune polemiche. “Sulla notorietà, Zingaretti è un brand, c’è poco da fare – ci dice Klaus Davi -. Quindi è indiscutibile che il cognome evochi il commissario di una fiction che ha quasi il quaranta per cento di share”.

Ma per il sondaggista, “c’è anche una ricaduta politica”. “E per un semplice motivo – spiega – sono tutti e due fratelli di sinistra: Nicola è della sinistra politica, Luca cinematografica. Il che vuol dire Zingaretti attore, è il testimonial subliminale del fratello politico”, conclude Davi. La fiction più popolare della Tv, ha incollato davanti al piccolo schermo fino a 11 milioni di telespettatori. Undici milioni, più o meno, quanto i voti che il Pd renziano ha perso dal 2014, per dirla tra il sacro e profano. “Credo che il suo spunto diventi in prospettiva interessante, nel momento in cui andiamo a testare – ci dice Pietro Vento, direttore di Demopolis – notorietà e fiducia in Zingaretti come nuovo segretario del Pd”. Indubbiamente, per il sondaggista, dal punto di vista di notorietà del cognome, “sicuramente per Nicola Zingaretti è un punto di partenza positivo”. “D’altronde – conclude Vento – se Zingaretti commissario, risulta noto a quasi il cento per cento degli italiani, nel caso del fratello politico, la notorietà resta più bassa è più legata, ovviamente, alla regione Lazio”.

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