Ocse sull’Italia: bene riforme ma Pil debole e disoccupazione alta

Ocse sull’Italia: bene riforme ma Pil debole e disoccupazione alta
Sede dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
19 marzo 2018

“Le riforme strutturali stanno iniziando a dare i loro frutti ma, nonostante alcuni miglioramenti negli ultimi anni, la crescita economica rimane debole e il tasso di disoccupazione e’ elevato, soprattutto tra giovani e disoccupati di lunga durata”. E’ quanto emerge dal capitolo sull’Italia del rapporto “Going for Growth 2018” preparato dall’Ocse per il G20 di Buenos Aires. “Le sfide rimangono in termini di produttivita’ e investimenti, di posti di lavoro e di competenze, ma anche di poverta’ infantile, con un’influenza negativa sulle vite degli adulti”. “Negli ultimi dieci anni, la poverta’ e’ aumentata soprattutto tra i giovani, riflettendo l’inefficacia dei programmi anti-poverta’ locali”. “Piu’ investimenti in infrastrutture – si legge ancora nella nota sull’Italia – miglioreranno la produttivita’ e quindi limiteranno il divario negativo in termini di Pil rispetto ai Paesi piu’ avanzati dell’Ocse. I progressi delle riforme dipendono anche da la capacita’ di ripristinare la fiducia, migliorando l’efficienza della pubblica amministrazione e combattendo la corruzione”.

Le raccomandazioni contenute nel rapporto Ocse per l’Italia sono cinque: 1) Migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, implementando il sistema di risorse umane basato sulle prestazioni e migliorando le competenze. Rinforzare lo stato di diritto combattendo la corruzione, razionalizzando il sistema giudiziario ed estendendo il processo di e-tax. 2) Promuovere investimenti di qualita’ piu’ elevata attuando il nuovo pubblico codice degli appalti per i lavori di costruzione, migliorando la selezione dei progetti infrastrutturali e di lotta alla corruzione. Promuovere gli investimenti privati sfruttando le iniziative dell’UE e approfondendo le reti transeuropee e l’unione dell’energia. Rinnovare il credito bancario alle imprese e agli investimenti privati, sostenendo le politiche intraprese per elaborare i prestiti in sofferenza delle banche. Continuare a semplificare le procedure di insolvenza per accelerare la ristrutturazione di imprese redditizie e l’uscita di quelle che non sono piu’ vitali. Implementare e valutare i programmi recenti e rafforzare i collegamenti tra le universita’ di ricerca e il settore privato. Aumentare la quota di fondi destinati alla ricerca pubblica rafforzando il monitoraggio e la valutazione della ricerca pubblica. 3) Migliorare le politiche attive del mercato del lavoro per limitare la durata della disoccupazione ed evitare l’esclusione sociale, implementando un processo per valutare l’attivazione di nuove misure e centri di lavoro. Stabilire partnership tra le agenzie di lavoro private e l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro per aumentare le offerte di lavoro e migliorare la qualita’ dei servizi di formazione. 4) Ridurre il disallineamento delle competenze lavorative, incoraggiando universita’ e scuole tecniche a rivedere i loro curricula per soddisfare le esigenze attuali e future del mercato del lavoro, rendendo piu’ flessibili i meccanismi di fissazione dei salari a livello aziendale. Motivare la mobilita’ del lavoro, spostando la tassazione degli alloggi dalle transazioni alla proprieta’. 5) Migliorare l’efficienza della struttura fiscale e rafforzare la rete di sicurezza sociale, mantenendo gli sforzi contro l’evasione fiscale, abbassando le alte aliquote nominali e abolendo le spese fiscali. Abbassare i contributi per la sicurezza sociale sui salari pia’ bassi dei lavoratori. Spostare la tassazione verso i beni immobili utilizzando la revisione catastale e spostare l’onere fiscale sulle tasse ambientali. Migliorare il targeting dei programmi antipoverta’ e limitare la loro frammentazione”.

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