Oggi Consiglio Ue, le linee rosse dell’Italia su migranti

Oggi Consiglio Ue, le linee rosse dell’Italia su migranti
Il Consiglio europeo
28 giugno 2018

Il Consiglio europeo che comincia oggi pomeriggio a Bruxelles, e a cui parteciperà per la prima volta (se si esclude il “minisummit” informale di domenica scorsa) il primo ministro italiano Giuseppe Conte, sarà dedicato principalmente alla crisi migratoria e alle possibili soluzioni che i leader dell’Ue, divisi su quasi tutto, cercheranno per trovare una linea comune. In questo quadro, l’Italia si presenta con due precise richieste, che chiede di prendere in conto per poter sottoscrivere le conclusioni del Consiglio.

La prima richiesta è quella di un meccanismo di responsabilità condivisa con altri paesi Ue per quanto riguarda lo sbarco dei migranti salvati in operazioni di ricerca e soccorso in mare. Come nel caso dell’Aquarius, deve essere possibile far sbarcare i migranti soccorsi non solo e sempre in Italia, ma anche in altri Stati membri costieri, e poi dovrebbe essere possibile comunque redistribuirli fra altri paesi Ue per procedere alla loro identificazione e registrazione, e al loro smistamento fra i richiedenti asilo e i migranti economici, dopo l’accertamento di chi rispetta le condizioni per ottenere la protezione internazionale.

I dieci punti della proposta italiana

La seconda richiesta dell’Italia riguarda invece il finanziamento, da parte dell’Ue e degli Stati membri, dei fondi destinati alle azioni per arginare i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Mancano, secondo la Commissione europea, almeno 500 milioni di euro. Se non ottenesse soddisfazione su questo punto, l’Italia minaccia di bloccare il pagamento della seconda “tranche” da 3 miliardi di euro dei fondi Ue per i rifugiati (per lo più siriani) in Turchia, una condizione fondamentale dell’accordo con Ankara che ha permesso di ridurre quasi a zero i flussi lungo la rotta balcanica.

Il ragionamento su cui si basa la posizione dell’Italia al Consiglio europeo è molto chiaro, una sorta di “do ut des”: se si vogliono fermare i “movimenti secondari”, ovvero i trasferimenti dei richiedenti asilo in altri Stati membri, diversi da quello di primo arrivo, bisogna cercare di risolvere anche il problema dei “movimenti primari”, gli arrivi nell’Ue dei migranti, la cui gestione non deve restare un onere solo dei paesi in prima linea sulle rotte migratorie, e in particolare dell’Italia. askanews

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