Ok notturno a dl Genova, scontro Pd-M5s su condono

Ok notturno a dl Genova, scontro Pd-M5s su condono
Ponte Morandi di Genova
1 novembre 2018

Il voto finale in notturna alla Camera sul decreto Genova sigilla ben due sedute fiume e uno scontro frontale tra Pd e Movimento 5 stelle sul condono edilizio a Ischia. Ma non e’ l’unico motivo di tensione: anche le norme relative alla gestione dei fanghi di depurazione sono al centro della protesta delle opposizioni, che in Aula sono intervenute a raffica per bloccare le nuove misure. La Lega, invece, si tiene defilata dallo scontro e, fatta eccezione per alcuni amministratori locali, non interviene nel botta e risposta tra Pd e M5s.

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Del resto, ricordano fonti del partito di via Bellerio, la Lega era disponibile ad aprire ad alcune modifiche chieste dai dem. Dopo una nuova mattinata di proteste in Aula, con il Pd che interviene a raffica su ogni emendamento rallentando ulteriormente l’esame del provvedimento, il cui voto finale era previsto per l’ora di pranzo di oggi, la Conferenza dei capigruppo decide per i lavori a oltranza fino all’approvazione del decreto. Risultato: 284 voti a favore e 67 contrari. Ora il testo passa al Senato. I presenti in aula erano 392 e hanno votato in 351: 41 gli astenuti. Hanno votato a favore Lega, M5S e Fratelli d’Italia, contro Pd, Liberi e Uguali e si è astenuta Forza Italia. Governo e maggioranza pentastellata attaccano, ma anche il governatore ligure Giovanni Toti e il commissario Bucci puntano il dito contro i dem: “La decisione del Pd di fare ostruzionismo su un provvedimento cosi’ importante e’ uno schiaffo alla citta’ di Genova”, tuona il ministro Riccardo Fraccaro.

E il collega di governo, Danilo Toninelli, rincara la dose: “Con un ostruzionismo ipocrita Pd e FI stanno bloccando fondi per Genova, risorse in piu’ che il decreto stanzia in favore di sfollati, imprese, lavoratori, logistica. Lottiamo contro chi non vuole il bene della citta’”, spiega includendo nelle critiche anche Forza Italia, che replica stizzita: “Noi da Toninelli ci aspettiamo qualunque cosa, ma siccome il ministro da due giorni non si e’ degnato di stare in aula un minuto, non e’ mai venuto a seguire il provvedimento, noi lezioni dal ministro non ne accettiamo”, scandisce la capogruppo Mariastella Gelmini, che smentisce il titolare dei Trasporti: “Non abbiamo mai fatto ostruzionismo. Pretendiamo che il ministro Toninelli si scusi e impari a fare questo mestiere”. Toninelli correggera’ poi il tiro. Per Toti l’ostruzionismo “e’ intollerabile”.

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Ma il Pd, compatto nel portare avanti la battaglia, restituisce al mittente le accuse e contrattacca: “Il governo ha scelto di inserire un condono edilizio nel collegio elettorale di Luigi Di Maio”, spiega il capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio. “Che si chieda al Partito Democratico di non fare opposizione ci pare incredibile. Noi non vogliamo che questo condono passi”. E se governo e maggioranza eliminano la norma ‘incriminata’, ovvero l’articolo 25 del decreto, i dem si dicono pronti a votare subito il provvedimento. “L’Italia e’ flagellata dal maltempo e questi votano un condono nascondendolo dietro il dramma di Genova: squallore puro!”, e’ l’affondo dell’ex premier Matteo Renzi.

Altro tema di duro scontro e’ la norma sullo smaltimento dei fanghi: come nel caso delle norme sul condono edilizio, contestate dal Pd, ma anche da FI, FdI e Leu, anche in questo caso le opposizioni unite mettono in guardia il governo: “E’ una porcata”, e’ una norma “marchetta a qualche azienda”, “e’ vergognosa, mette a rischio la salute dei cittadini”, sono alcune delle frasi pronunciate in Aula. Il governo nega e anzi rilancia:”E’ una norma necessaria, rimediamo a un danno fatto dai governi precedenti”, spiega sempre Fraccaro. I pentastellati fanno quadrato e insistono nello smentire le opposizioni: nel decreto non c’e’ nessun condono, e’ la linea. “Continua la farsa del Pd”, afferma il sottosegretario Manlio Di Stefano. “Pd vergognoso, blocca rinascita per propaganda”, dice il deputato ligure dei 5 stelle Roberto Traversi. Nel decreto “ci sono piu’ tutele e garanzie per il territorio di Ischia”, sottolinea il relatore Gianluca Rospi.

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Le principali misure

Il provvedimento, innanzitutto, delinea la figura del commissario straordinario per Genova, specificando che rimarra’ in carica per 12 mesi rinnovabili per non piu’ di un triennio. Nel decreto, poi, si mette nero su bianco che le spese per la ricostruzione del nuovo ponte saranno a carico di Autostrade. Vengono comunque stanziati 30 milioni l’anno fino al 2029 in caso la societa’ non dovesse rispettare l’impegno o dovesse ritardare i pagamenti. Nel decreto, tuttavia – e questa e’ una delle critiche mosse dalle opposizioni – non si menziona a chi spettera’ la ricostruzione del ponte.

Altre misure, poi, istituiscono la zona franca a Genova, a sostegno delle imprese che hanno avuto difficolta’ economiche a causa del crollo del ponte. Specifiche norme riguardano invece la zona portuale e retroportuale. Sono previsti aiuti e sostegni, anche sul fronte della tassazione, ai cittadini del capoluogo ligure, e in particolare a sostegno di chi ha perso la casa o ha dovuto abbandonarla. Risorse anche per il trasporto locale (poco piu’ di 40 milioni totali) e per gli autotrasportatori che hanno subito forti disagi in conseguenza del crollo del ponte e delle difficolta’ notevoli sulla viabilita’.

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Un’altra serie di norme si rivolge alle zone terremotate: le regioni del Centro Italia ma soprattutto l’isola di Ischia (articolo 25), dove si dispone che entro 6 mesi i comuni colpiti dal sisma devono chiudere le pendenze ancora aperte rispetto alle richieste di sanatoria presentate in base al condono edilizio del 1985. A differenza di quanto previsto dalla piu’ recente normativa del 2003, che stabiliva lo stop della messa in regola di alcuni edifici, la norma in questione fa si’ che quegli immobili o parte di essi possano invece essere condonati. Infine, il decreto contiene anche una norma relativa allo smaltimento dei fanghi in agricoltura, innalzando i limiti degli idrocarburi, anche se il governo ha spiegato che con questa misura si rimedia a “un danno fatto dai precedenti governi”.

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