Oltre il 35% degli italiani fa lavori non legati a percorso formativo

Oltre il 35% degli italiani fa lavori non legati a percorso formativo
15 dicembre 2017

Oltre un italiano su tre è occupato in lavori che non sono direttamente legati alla sua formazione. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulla scuola e il mondo del lavoro. L’Ocse rileva che le recenti riforme del sistema educativo (la Buona Scuola), del mercato del lavoro (Jobs Act) e le misure di politica industriale (Industria 4.0) mostrano importanti sinergie e possono contribuire a ridurre i preoccupanti squilibri fra l`offerta e la domanda di competenze nel mercato del lavoro Italiano. Stefano Scarpetta (Direttore per l`Occupazione, il Lavoro e le Politiche Sociali dell`OCSE) ha ribadito tuttavia come esistano ancora diversi nodi irrisolti all’attuazione efficace delle riforme. I risultati dei nuovi indicatori OCSE Skills for Jobs, presentati in concomitanza con il rapporto, forniscono una fotografia dettagliata delle competenze più richieste nel mercato del lavoro Italiano e delle differenze a livello regionale. “L`Italia si trova in un equilibrio, dove offerta e domanda di competenze tendono ad appiattirsi verso il basso in un circolo vizioso che ha evidenti ripercussioni negative sulla produttività, la crescita e l`utilizzo delle nuove tecnologie” ha affermato Stefano Scarpetta. I dati mostrano una forte domanda di competenze in aree legate alle conoscenze delle nuove tecnologie quali computers e elettronica, programmazione software e utilizzo delle tecnologie digitali. L`Italia, dice Scarpetta, “ha ancora lavoro da fare per sviluppare le competenze informatiche necessarie per poter affrontare le sfide del mercato del lavoro, adesso e nel futuro e i nostri dati mostrano chiaramente una forte domanda di competenze digitali su tutto il territorio nazionale”. Professionisti con buone conoscenze informatiche e delle nuove tecnologie digitali, così come quelli delle aree mediche e ingegneristiche sono premiati nel mercato del lavoro Italiano con performance nettamente sopra la media sia in termini di occupabilità che di salari.

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Ciononostante, la domanda di queste competenze (e più in generale di competenze di alto livello) rimane ancora troppo debole e circoscritta alle richieste delle grandi imprese italiane. Il resto del tessuto produttivo italiano – circa l`85% delle imprese italiane è di piccole dimensioni e prevalentemente a conduzione familiare – si concentra in settori tradizionali a bassa produttività in cui la domanda di competenze di alto livello è ridotta. Il rapporto evidenzia, inoltre, come a fronte di una domanda, sebbene ancora troppo debole, di competenze tecniche, ingegneristiche, tecnologiche e matematiche, siano molti gli italiani che, invece, si specializzano in aree con scarsi sbocchi occupazionali. Circa il 35% dei lavoratori italiani è occupato in lavori che non sono direttamente legati al loro percorso formativo e il 21% si ritrova in posti di lavoro per i quali sono sovra-qualificati. Il rapporto, inoltre, evidenzia come questa situazione si leghi a una perdita salariale media di circa il 17% rispetto a chi, invece, si specializza in un`area con chiari sbocchi occupazionali e le cui competenze sono richieste dalle imprese. Il rapporto inoltre indica che l`Italia ha bisogno di creare legami più forti fra il sistema educativo e il mondo del lavoro a tutti i livelli. La creazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), basati su forti legami con il tessuto produttivo locale, è un`innovazione importante nel panorama dell`offerta professionalizzante italiana e ha dato, finora, risultati estremamente positivi consentendo lo sviluppo di competenze che sono rapidamente assorbite dal mercato del lavoro Italiano.

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Le nuove Lauree Professionalizzanti, inoltre, hanno anch`esse il potenziale per colmare il deficit di competenze tecniche in Italia ma, a questo fine è importante sviluppare legami più stretti tra università e imprese fin dal loro inizio puntando sullo sviluppo di competenze professionali e tecniche di alto livello. L`alternanza Scuola Lavoro è un passo nella giusta direzione ma molte sfide rimangano aperte. In particolare, è necessario, da un lato, rafforzare il ruolo delle imprese nella definizione del contenuto delle attività d`apprendimento basate sul lavoro (work-based learning) e dall`altro, fornire ai managers scolastici le risorse adeguate (sia finanziarie che pedagogiche) per sviluppare contatti efficaci con le imprese su tutto il territorio nazionale. Ciò è particolarmente importante in aree economiche più depresse dove le possibilità ricettive da parte delle imprese sono più limitate. Le politiche attive del lavoro rappresentano un`altra sfida cruciale per l`Italia. Nell`attuale contesto istituzionale sembra importante adottare interventi che mirino al rafforzamento della cooperazione tra Stato e Regioni nell`erogazione dei servizi per l`impiego. In particolare, occorre identificare parametri chiari e obiettivi condivisi che si ergano a garanzia di una somministrazione di servizi ai disoccupati che sia omogenea e di qualità su tutto il territorio italiano.

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